Nemici by Isaac Bashevis Singer

Nemici by Isaac Bashevis Singer

autore:Isaac Bashevis Singer [Singer, Isaac Bashevis]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2024-02-19T23:00:00+00:00


4

Herman trascorse il giorno e la notte prima della vigilia di Kippur a casa di Masha. Shifrah Puah aveva comprato due galline sacrificali, una per sé e una per Masha: avrebbe voluto comprare un gallo per Herman ma lui gliel’aveva proibito. Da qualche tempo stava meditando di diventare vegetariano. Non perdeva occasione per dire che l’uomo stava facendo agli animali ciò che i nazisti avevano fatto agli ebrei. Come era possibile usare un pollo per redimere i peccati di un essere umano? Perché mai un Dio compassionevole avrebbe dovuto gradire un sacrificio simile? Questa volta Masha era d’accordo con Herman. Shifrah Puah giurò che se ne sarebbe andata di casa se Masha non avesse compiuto il rito. Dopo aver acconsentito a malincuore e fatto roteare sopra la propria testa la gallina, recitando le preghiere del caso, Masha si rifiutò di portare i polli dal macellaio rituale.

Le due galline, una bianca, l’altra marrone, giacevano sul pavimento con le zampe legate, gli occhi dorati che guardavano ai lati. Dal macellaio dovette andare Shifrah Puah. Non appena sua madre uscì di casa, Masha scoppiò a piangere. Il suo volto contratto era bagnato di lacrime. Cadde tra le braccia di Herman e gridò: «Non ce la faccio più! Non ce la faccio! Non ce la faccio!».

Herman le porse un fazzoletto perché si soffiasse il naso. Masha andò in bagno e lui udì il suo pianto soffocato. Poi Masha rientrò nella stanza con una bottiglia di whisky. Ne aveva già bevuta una parte. Stava un po’ ridendo e un po’ piangendo, con la malizia di una bambina viziata. Herman pensò che con l’avanzare della gravidanza Masha stava diventando puerile in misura sconveniente. Faceva la bambinetta, ridacchiava, si mostrava scherzosamente ingenua. Gli tornò in mente la frase di Schopenhauer secondo cui la femmina non raggiunge mai una piena maturità. La fattrice di bambini resta bambina.

«In un mondo come questo, non rimane che una sola cosa – il whisky. Ecco, bevi!» disse Masha, accostandogli la bottiglia alle labbra.

«No, non fa per me».

Quella notte Masha non cercò Herman. Si addormentò subito dopo cena, dopo aver preso un sonnifero. Giacque nel proprio letto, completamente vestita, in un torpore alcolico. Herman spense le luci in camera sua. Le galline, motivo della lite tra Shifrah Puah e Masha, erano già state messe a bagno nell’acqua, sciacquate e riposte nella ghiacciaia. Al di là della finestra splendevano tre quarti di luna. Il satellite della terra emanava il proprio lucore nel cielo della sera. Herman si addormentò e sognò cose che non avevano nulla a che fare con il suo stato d’animo. Stava scivolando giù da una collina, su un pendio di ghiaccio, usando un trabiccolo che era un miscuglio tra un paio di pattini, una slitta, e un paio di sci.

L’indomani mattina dopo colazione Herman salutò Shifrah Puah e Masha e tornò a Brooklyn. Lungo la strada telefonò a Tamara. Sheva Haddas le aveva comperato un posto a sedere nel matroneo della sinagoga in modo che potesse partecipare alla funzione di mezzanotte.



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