Tokyo Decibel by Hitonari Tsuji

Tokyo Decibel by Hitonari Tsuji

autore:Hitonari Tsuji [Tsuji, Hitonari]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-10-25T12:00:00+00:00


13

Approfittando della pausa pranzo vado a trovare Mariko. Quando arrivo davanti a casa sua, vedo Ikuo uscire dalla porta dell’appartamento. D’istinto, mi nascondo dietro a un palo della luce. Dopo aver seguito con lo sguardo il mio amico che se ne va appagato con le mani in tasca, sono indeciso sul da farsi: attendo che lui non sia più visibile e vado a casa di Mariko.

Lei sembra sorpresa, ma io non le dico di aver incrociato Ikuo un attimo fa. Il copriletto è rivoltato e si intravedono le lenzuola. Mariko mi scruta, ma non si preoccupa di nascondere le tracce della presenza di Ikuo. Se le dicessi di averlo appena visto, di certo si limiterebbe a rispondermi con freddezza: «Ah, davvero?».

«Visto che sono in pausa pranzo, ho pensato di fare un salto qui» le dico. Lei mi chiede come procede la mappa dei suoni.

«Mi raccomando, devi fare la tua parte.»

«Naturalmente. Certo che tu sei proprio strano…»

«Parli tu che intercetti le telefonate altrui…»

«Ma perché proprio una mappa dei suoni?»

«È come se io ti chiedessi perché origli.»

«Giusto. Hai ragione.»

Mariko scoppia a ridere. Il suo seno sobbalza sotto la t-shirt che non nasconde la forma dei capezzoli. Uno slancio di desiderio mi attraversa per un attimo, ma lo ricaccio indietro inspirando a fondo.

Mariko mi chiede se ho pranzato, così le propongo di andare a mangiare fuori.

Va bene tutto, ma non mi va di stare qui nello stesso posto in cui ha appena fatto sesso con Ikuo e sono convinto che sia così anche per lei. Ride e mi risponde di aspettarla un attimo fuori, mentre si prepara.

Faccio come dice. Dopo un po’ Mariko arriva, tiene in mano un piccolo walkie-talkie e ha delle cuffiette sulle orecchie.

«È un radioricevitore?»

«Esatto. O meglio, serve a intercettare le microspie. Mentre tu fai i rilievi acustici, io indagherò per scoprire quanto gli ascolti clandestini siano diffusi in questo mondo.»

Mariko inizia a muovere la manopola dell’apparecchio.

«Tu ti occupi dei suoni che si sentono, io di quelli che non si sentono.»

«Su, si parte!» aggiunge, dopo un sorriso. Mi piace la sua allegria, ha un’ingenuità che manca a Fumi, e che per me è un’ancora di salvezza.

Dopo un pranzo veloce in una hamburgeria nei paraggi, ci incamminiamo. Procedo dietro di lei, percorriamo una via commerciale piena di gente finché arriviamo in una zona residenziale. Mariko mi spiega che ci sono microspie disseminate dappertutto: le sue parole generano in me delle aspettative di cui mi vergogno.

«Ma perché la gente spia gli altri?»

«Chissà. Forse perché non ha niente da fare?»

«Okay, ma così, di proposito…»

«Be’, per forza lo fanno di proposito. Si vede che non si fidano degli altri.»

Mariko alza la voce di colpo, forse ha captato un segnale potente. Si sporge verso un vecchio palazzo e direziona con cura il ricevitore alla ricerca di un buon punto d’ascolto.

«Ecco, qui si sente» la sua espressione si fa seria. Capisco che sta cercando disperatamente di afferrare qualcosa, ma si tratta di onde radio e quel che vuole catturare mi sembra un gigantesco fantasma.

«È proprio qui, da queste parti.



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