La formula del buonumore (Italian Edition) by Carlo De Marchi

La formula del buonumore (Italian Edition) by Carlo De Marchi

autore:Carlo De Marchi
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
editore: Ares
pubblicato: 2017-09-21T00:00:00+00:00


Capitolo V

Una lettura teologica del sorriso

«Dovrebbero cantarmi dei canti migliori, perché io impari a credere nel loro Salvatore! Bisognerebbe che i suoi discepoli avessero un aspetto più da gente salvata!». Sono le celebri parole con le quali Nietzsche accusa i cristiani di essere tristi. Se l’accusa fosse rivolta soltanto ai cristiani, si potrebbe facilmente ribattere che neanche la vita del filosofo tedesco si può proporre come esempio di vita felice e riuscita. Tuttavia, il bersaglio di Nietzsche non sono soltanto i cristiani ma proprio Gesù Cristo: «Quale fu fino a oggi la colpa più grande? Non furono le parole di colui che disse: guai a coloro che ridono?».

Va riconosciuto che l’accusa di Nietzsche ha qualche fondamento. È un fatto che nei primi secoli del cristianesimo il sorriso e l’allegria non venivano visti di buon occhio, o per lo meno non venivano presentati in modo positivo da molti maestri di spiritualità e di morale. È facile trovare nei Padri della Chiesa affermazioni critiche nei confronti dello scherzo, del gioco e del divertimento. Si deve a san Tommaso d’Aquino il recupero del buonumore e dello scherzo come virtù, per le quali egli usa la parola iucunditas, cioè giovialità, buonumore, allegria. E la iucunditas per san Tommaso deve avere manifestazioni ben visibili come l’ilarità e il sorriso.

È probabile che questo insegnamento del maestro della teologia cattolica sia rimasto – come altri – un po’ sotto silenzio. Sta di fatto che la macchietta del bacchettone tutto serio, triste e grigio è entrata nell’immaginario collettivo, e ancora oggi è molto presente.

Nel Vangelo, obietterà qualcuno, non si racconta mai espressamente che Gesù abbia riso. È vero. Ma è chiaro che la personalità di Gesù era attraente e invitava alla famigliarità. Non respingeva, anzi attirava persone di ogni genere, di ogni età e condizione. È un Maestro facilmente abbordabile, si comporta con somma delicatezza verso i bisognosi, si commuove dinanzi al dolore e alle miserie umane e offre un rimedio nel segno dell’affabilità, della vicinanza. Sa dialogare con persone di ogni categoria: sapienti come Nicodemo, persone socialmente non ben accette come la Samaritana, Zaccheo o una prostituta. Gesù sa ascoltare pazientemente e mettere l’interlocutore a suo agio, si avvicina a ciascuno con semplicità, infonde fiducia al primo saluto e facilita l’apertura del cuore. Ancora più significativo è che persone di tutti i tipi gli si avvicinino senza timore: i bambini, i malati, un giovane di buona famiglia, che corre incontro a Cristo e lo chiama spontaneamente «buono». E forse l’episodio più emblematico è il lungo colloquio con i discepoli di Emmaus, che lascia intuire come la pazienza affabile e la cordialità siano intimamente collegate all’annuncio della novità del Vangelo.

Ma non è irriverente pensare che Dio, il Creatore del cielo e della terra, il Signore dell’universo, sorrida?

La domanda si trova al centro del dialogo tra due frati che, in un classico romanzo di fantascienza, Cronache marziane di Ray Bradbury, stanno volando verso Marte, con l’intenzione di evangelizzare il pianeta che è da poco in via di colonizzazione: «Non



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