A proposito degli hobbit by Andrea Monda

A proposito degli hobbit by Andrea Monda

autore:Andrea Monda
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
editore: Rubbettino Editore
pubblicato: 2013-01-24T08:00:00+00:00


a) Frodo, Gollum e i signori degli anelli

Seguiamo con ordine la trafila di persone che maneggiano il malefico talismano e troviamo:

1) Sauron, che l’ha costruito e indossato ma solo per poco tempo in quanto gli viene sottratto dal principe Isildur che se ne impossessa dopo avergli tagliato il dito (è da quel momento che Sauron ha perso non solo gran parte del potere ma anche l’elemento corporeo diventando un puro spirito, a forma di occhio). Ovviamente Sauron è gelosissimo della sua creazione e massimamente brama ritrovare con ogni mezzo e rientrare in possesso dell’Anello del Potere;

2) Isildur; anche lui come Sauron detiene l’Anello per poco tempo ma quanto basta per rimanerne irretito: nonostante il consiglio ricevuto dai più saggi di lui sia quello di distruggerlo, egli, pur trovandosi a un passo dalle pendici del Monte Fato, unico luogo in cui l’Anello può essere distrutto, si rifiuta e decide di tenerlo per sé: «Terrò questo in memoria di mio padre e di mio fratello» dice a Elrond, «e lo conserverò gelosamente»199. Morirà sulla via del ritorno a casa nel fiume Anduin dove perderà l’Anello;

3) Deagol è un hobbit che pesca casualmente l’Anello nel fiume Anduin ma non fa in tempo nemmeno a indossarlo che viene ucciso dal cugino Smeagol a causa della contesa che nasce tra i due per il possesso dell’Anello;

4) Smeagol-Gollum; questo hobbit sventurato entra in possesso dell’Anello mediante un furto e un assassinio. Per lui purtroppo valgono le parole usate da Cristo riguardo a Satana: «egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui» (Gv 8,44). Questo atto originario di violenza condizionerà tutta l’esistenza di Smeagol che cambierà il nome, anzi lo perderà, a riprova del suo essere al di fuori della verità. Saruman rifiuta di essere il Bianco per diventare il Multicolore e svanirà nel nulla (è questa l’ultima immagine del romanzo, prima dell’epilogo finale), parafrasando Pirandello si potrebbe dire «uno, nessuno e centomila»: se ci si rifiuta di essere uno per essere tanti si finisce per essere nessuno. Nel romanzo di Tolkien la perdita del nome, come osserva puntualmente Emilia Lodigiani nel suo saggio200, è una tipica condizione del Male e dei suoi agenti: il regno di Sauron è chiamato anche La Terra senza Nome e anche Sauron, lo ricorda Boromir nel Concilio di Elrond, non viene mai nominato. I principali servi di Sauron, i Cavalieri Neri, hanno smarrito il loro nome, così come il Luogotenente di Barad-dur che si presenta con le parole «sono la Bocca di Sauron» e Tolkien aggiunge: «E il suo nome non è ricordato in nessuna storia, poiché egli stesso lo aveva dimenticato»201. Il caso più emblematico in questo senso è quello di Gollum che ha smarrito il proprio «antico» nome, Smeagol, «risvegliato, riesumato» proprio dall’incontro con Frodo e Sam (e Gollum, inoltre, non è nemmeno un vero nome ma quasi una «maledizione», come Frodo apprende dal racconto di Gandalf202). Questa tragica figura è, tra tutte, quella che ha posseduto



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