Amarsi male by Antonio Debenedetti

Amarsi male by Antonio Debenedetti

autore:Antonio Debenedetti [Debenedetti, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Fiction, originale
ISBN: 9788831734615
Google: lXrwDQAAQBAJ
Amazon: 8831714554
editore: Marsilio Editori spa
pubblicato: 2013-02-05T23:00:00+00:00


Strategia di una madre

Era un mercoledì di fine inverno dell’anno 1954. Soffiava a tratti un vento che non si sarebbe potuto definire freddo ma neppure tiepido o sciroccoso. Un uomo dall’aspetto decisamente signorile, con indosso un cappotto di buona fattura e il capo coperto da un severo cappello grigio-topo che dava alla sua faccia di quarantacinquenne una rotondità austera, varcò a passo rapido ma sorvegliato il cancello del vecchio cimitero di San Remo.

La pioggia, che era caduta sottile quanto insistente fino a mezz’ora prima, aveva lustrato il marmo delle tombe, la ghiaia dei vialetti e i garofani nei vasi. Tanto che, a dispetto d’un cielo ostinatamente buio e minaccioso, tutto il camposanto aveva assunto un inconsueto, elegante colore fra il giallino (quello della ghiaia lavata, appunto) e il rosa (il rosa pallido dei garofani sgocciolanti).

L’uomo dall’andatura spedita aveva nome Valentino – da tutti abbreviato in Tino – Arrigoni. Professore, senza grandi ambizioni accademiche o di altro genere, si era trasferito da meno di un anno a Roma con un incarico universitario (insegnava una materia complementare, in genere trascurata dagli studenti). Tino aveva ragione di sentirsi, a dispetto del suo incedere, un po’ svogliato se non proprio stanco. Era infatti reduce da una faticosa notte di treno, cui si era sobbarcato con una doppia finalità: rendere omaggio alla tomba della madre e annunciare alla povera signora Resì, là custodita, una novità davvero sorprendente. Arrigoni, giudicato dai suoi pochi amici e conoscenti uno scapolo inossidabile, aveva infatti deciso di sposarsi.

Ben lontano dal ritenere possibile qualsivoglia dialogo con l’oltretomba, Tino non si era tuttavia mai rassegnato a considerare la sua adorata mamma un’ombra fra le ombre. Per lui era come se, pur avendo lasciato questo mondo, Resì non fosse realmente morta o fosse morta in modo diverso, meno definitivo e inappellabile che non gli altri trapassati. Ma certe cose, avrebbe risposto a chiunque gli avesse fatto domande in merito, non si riescono a spiegare. Come si fa?

In ogni caso, quelle tre o quattro volte l’anno che riusciva a vincere la pigrizia facendo visita alla tomba materna, Tino si metteva a parlare con Resì come fossero ancora tutti e due là, seduti sul divano di casa. Quel mercoledì, a dispetto di quanto bolliva in pentola, tutto stava prendendo una piega pericolosamente diversa.

Da principio Roma, con le sue case enormi e i suoi cieli pieni di colore anche in inverno (lasciata la Riviera a sei anni, era stato a lungo in una città dal clima nordico, nebbioso), aveva stranito il professor Arrigoni. Nel giro di qualche mese si era tuttavia adattato senza rimpianti alla Capitale. Aveva anzi incominciato a apprezzarne le bellezze e a lasciarsi sedurre dal suo disordine. La ragione più profonda, anche se inconfessata di quel mutamento, era da ricercare nell’incontro con una donna, una giovane bruna e paffutella.

Si chiamava Iole, aveva ventotto anni, lavorava all’università come ricercatrice e non poteva dirsi propriamente bella. I caratteri della femmina adulta (faceva mostra, sotto le lane delle argentine bordeaux o verde bottiglia, di un seno largo e pesante) si mescolavano curiosamente in lei con quelli di un’eterna adolescente.



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