Aristotele e la giustizia poetica by Margaret Doody

Aristotele e la giustizia poetica by Margaret Doody

autore:Margaret Doody
La lingua: ita
Format: mobi, epub
ISBN: 9788838916489
editore: Sellerio editore Palermo
pubblicato: 2013-06-18T22:00:00+00:00


Capitolo undicesimo

Il cantante d'argento

Tornammo sui nostri passi, e salimmo fino ai recinti del santuario di Apollo, cioè la zona in cui ai pellegrini e ai forestieri è concesso di entrare per rendere omaggio al dio e guardarsi intorno. Qui, come convenuto, incontrammo Aristotele e Diocles. Mi assicurai che Coridone fosse con me, poiché avevo ricevuto dal filosofo il preciso ordine di non perderlo mai di vista.

Diocles era pieno di entusiasmo, poiché poteva mostrarmi le meraviglie del luogo.

E il luogo è, in effetti, meraviglioso. Non ho mai visto nulla di più straordinario, nemmeno l'Acropoli di Atene possiede un così ricco corredo di ornamenti.

Non avevamo oltrepassato l'ingresso nemmeno di cinque passi, che ci trovammo circondati da statue modellate dai più famosi scultori. Il mio cuore traboccò d'orgoglio quando posai gli occhi sul grandioso gruppo di tredici statue di bronzo, opera giovanile di Fidia. Esso rappresenta gli eroi ateniesi con Atena e Apollo al loro fianco. Le statue dei Sette contro Tebe donate ad Apollo dagli argivi sono anch'esse pregevoli, ed io ci tenevo molto a vedere un grande modello del Cavallo di Legno di Troia, costruito per commemorare una vittoria contro Sparta. Ma, oh, il mio petto si gonfiò di rabbia quando vidi l'arrogante monumento donato dai nostri acerrimi nemici! Essi avevano offerto le gigantesche statue dei loro turpi generali ed ammiragli, fatte scolpire per pavoneggiarsi della loro millantata sconfitta di Atene. Oh, ma questo era accaduto settantaquattro anni prima! «Io odio gli spartani», dissi ad Aristotele. «Mi trattengo a stento dal correre a sfigurare uno di quei loro compiaciuti e flessuosi ammiragli. Mi piacerebbe tanto togliergli quel sorriso dalla faccia!».

«Molti ateniesi hanno provato questo sentimento», disse Aristotele. «Ma come pensi che si siano sentiti gli spartani nel vedere gli arcadici, qualche anno dopo, offrire in dono le loro statue per commemorare la vittoria a Leuttra?, e per di più davanti al monumento di Sparta! Eppure, persino loro hanno lasciato che questo monumento oltraggioso restasse intatto.

L'intolleranza è un disonore nei confronti del dio.

Apollo è più grande di Atene, di Sparta o dell'Arcadia.

Anzi, questa è una delle grandi meraviglie di Delfi: qui tutti i Greci vengono come eguali, pacificamente e senza rischi».

«Be'», disse Diocles, «ci sono state le Guerre Sacre, ovviamente. Ma adesso siamo relativamente in pace. Vedete bene quanto sia stata accurata la ricostruzione del santuario dopo il terremoto, nonostante i conflitti che sono seguiti. Tutte le statue danneggiate sono state seppellite, e ne sono state offerte di nuove. Il denaro per la ricostruzione è giunto da ogni regione della Grecia, dalle offerte più generose dei grandi re, ai pochi oboli delle povere vedove nelle zone più interne del paese».

«Sì», disse Aristotele, «sembrerebbe che gli dèi stiano cercando di dirci qualcosa. Nella sua Lisistrata, Aristofane sostiene che tutti i Greci dovrebbero vivere uniti e in armonia, come uomini accomunati dagli stessi culti religiosi».

Aristotele sembrava dimenticarsi di non essere, geograficamente parlando, di origine greca. Commenti simili, specialmente se pronunciati da un macedone, sarebbero potuti risultare sgraditi a qualche ascoltatore.

Per cambiare argomento, chiesi notizie a Diocles dei danni provocati dal terremoto, ed egli mi rispose con un minuzioso elenco.



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