Anal und Sexual (Mimesis) by Lou Andreas-Salomé

Anal und Sexual (Mimesis) by Lou Andreas-Salomé

autore:Lou Andreas-Salomé [Andreas-Salomé, Lou]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mimesis


III 5

Se la concezione sessuale unitaria di Freud citata in precedenza va di nuovo perduta nei suoi ex-seguaci C. G. Jung e A. Adler, questo avviene palesemente perché entrambi vogliono ulteriormente scavalcare questa unità ricavata empiricamente, puntando troppo sulla carta filosofica.

La scoperta di Freud di un medesimo processo sessuale nelle più diverse manifestazioni naturali esplica un effetto chiarificatore proprio perché permette di eliminare unitariamente le tendenze libidiche dalle tendenze evolutive dell’io per sbrogliarne i reciproci intrecci e incroci sia nel sano che nel malato. Tralasciamo qui le motivazioni filosofiche che possono avere spinto Jung ad attribuire entrambe a un concetto di libido di nuovo conio; si rende invece immediatamente evidente una conseguenza di tutto questo e precisamente che nella misura in cui viene adottata una uniformità terminologica il giudizio stesso di Jung sulle varie fasi libidiche (in cui si suddividono ora le manifestazioni sessuali e dell’io) si spacca di nuovo in senso tanto più spiccatamente dualistico. Laddove in Freud, come confine della nostra sfera di esperienza pratica, sussistono tranquillamente due elementi diversi la cui interdipendenza reciproca ci consente di capire l’esperienza psichica, a Jung accade invece di dover lasciare rientrare indisturbato dalla porta posteriore un dualismo cacciato con troppo precipitosa concettualizzazione. Mi fa piacere che a Jung accada questo, e che egli non possa impedirgli l’ingresso con le frasi fatte del monismo corrente. Con questo, però, Jung conviene di fatto con la vecchia teoria sessuale del divieto e mette la sua troppo ricca libido in imbarazzo di fronte al suo stesso «residuo terreno, penoso da portare», e deve cercare il modo migliore per liberarsene di nuovo. In apparenza il concetto di libido di Jung corteggia ufficialmente la sessualità, anzi le spalanca davanti anche la sfera dell’io, che Freud non le assegna: «sottomettiti al mio nome, e tutto questo sarà tuo!». Ma solo per decapitarla non appena concluso il patto, o meglio: per sventrarla. Poiché per farle coprire anche la nuova sfera, essa deve essere prima «desessualizzata» sia indietro che avanti, in modo da conservare solo al centro una certa consistenza, e proprio in questo tratto essa incorre nel karakiri morale.

Dai lavori più antichi di Jung si capisce chiaramente come la sua grande intuizione (una delle più emozionanti nell’intero campo), quella di ricondurre il pensiero patologico a quello arcaico, rivelataglisi nei parafrenici, lo abbia portato a concessioni sempre più ampie circa il carattere passatistico di tutto ciò che è istintuale e il carattere futuristico di tutto ciò che è logico, rivolto all’utile. E infine l’immediatezza affettiva appartiene già come tale a un mero residuo di un’umanità che si eleva sempre più in alto rispetto ad essa, ormai quasi esclusivamente di valore simbolico per la «potenza progressiva delle combinazioni subliminali». Rimane un mistero, al quale è già stato ripetutamente fatto cenno, come mai questa libido esclusiva e fondamentale debba divorare se stessa a partire dalla propria coda verso l’alto, per concludere il cerchio secondo una linea culturale così mortalmente trionfante. È difficile sottrarsi all’impressione che questa utilizzazione della teoria dell’evoluzione (che in



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