Apprendimento tecnologico e tecnologie di apprendimento by Silvia Gherardi

Apprendimento tecnologico e tecnologie di apprendimento by Silvia Gherardi

autore:Silvia, Gherardi [Gherardi, Silvia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Sociologia, Il Mulino/Ricerca
ISBN: 9788815140876
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2008-10-14T22:00:00+00:00


1.1. Dai network alle reti di azione

A seguito di una fase iniziale contrassegnata dall’entusiasmo per la «scoperta» di un settore di mercato (il biotech, per l’appunto) che sembrava costituire un punto di osservazione (e di sviluppo) privilegiato per i network interorganizzativi, lo studio delle biotecnologie ha iniziato a porre gli studiosi fronte a nuove questioni.

Le ricerche che prendono a riferimento le relazioni tra università, aziende e centri di ricerca privati nel settore biotech [Zucker et al. 1998], ad esempio, mettono in luce come l’elemento determinante nello sviluppo e nel successo di tali tipi di imprese sia la presenza in particolari luoghi e tempi di scienziati che contribuiscono attivamente alle scoperte nel campo delle scienze di base. Gli autori sostengono che la crescita e la localizzazione del capitale intellettuale sia stata la causa principale della crescita dell’industria stessa, ma anche che la concentrazione di studiosi intorno ad alcune grandi università (statunitensi) e la presenza di poli di eccellenza non è sufficiente, da sola, a spiegare la crescita del settore, che è invece direttamente collegata alle figure degli scienziati che hanno saputo trasformare le scoperte accademiche in risorse commerciali [Zucker et al. 1998]. Il dubbio, dunque, riguarda il fatto che il settore biotech abbia sinora potuto gratuitamente godere dei benefici della ricerca proprio perché quest’ultima non era guidata da ragioni puramente di mercato. Peraltro, le prime analisi svolte in Europa (dove le biotecnologie rappresentano ancora un settore di mercato “nuovo”) indicano come alcuni prodotti biotecnologici (specie quelli legati all’industria farmaceutica ed agro-alimentare) si siano rivelati redditizi, ma anche come nella maggior parte dei casi l’applicazione delle biotecnologie si sia dimostrata meno rapida del previsto, sia per motivi di ricerca e sviluppo (particolarmente lunga ed imprevedibile), sia per ragioni etiche (come nel caso degli ogm). Ciò ha portato ad evidenziare quelli che sono i rischi e le dinamiche più vischiose legate al settore, al punto che alcuni autori [Durand e Mangematin 2005] intravedono nel mercato biotech una nuova «bolla finanziaria» della new economy, al pari di quella che ha caratterizzato Internet.

Nel complesso, dunque, vi sono quantomeno due questioni importanti che le biotecnologie pongono oggi allo studio dei network inter-organizzativi [Bruni e Perrotta 2007]:

il processo di stabilizzazione e legittimazione che accompagna lo sviluppo dei network biotecnologici dipende dall’intreccio di una eterogeneità di conoscenze scientifiche, pratiche organizzative e logiche di cooperazione ed acquista significati diversi a seconda dello specifico ambito di azione a cui ci si riferisce. Diventa quindi importante focalizzarsi sulle logiche situate che guidano le relazioni e, di rimando, passare dallo studio della struttura del network alle pratiche di networking che alimentano e rendono stabile tale struttura [Powell 1998; Powell e Branteley 1992];

le biotecnologie costituiscono un elemento attivo all’interno dei mondi organizzativi che intersecano, al punto da stimolare la sperimentazione di nuove conoscenze scientifiche, dare avvio ad originali forme di collaborazione interorganizzativa e spingere le istituzioni ad intervenire sul piano normativo, ma anche etico. Le biotecnologie stimolano ad una collaborazione tra organizzazioni il cui esito primo è (per l’appunto) l’imparare a cooperare, ma il cui risultato ultimo rimane sovente indeterminato [Powell 1998].



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