Brizzi Enrico - 2013 - L'arte di stare al mondo by Brizzi Enrico

Brizzi Enrico - 2013 - L'arte di stare al mondo by Brizzi Enrico

autore:Brizzi Enrico [Brizzi Enrico]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Biography & Autobiography, Literary, Personal Memoirs, Cooking, General, Courses & Dishes, Literary Collections, Essays
ISBN: 9788837093563
Google: yPWkMQEACAAJ
editore: Mondadori
pubblicato: 2013-01-14T23:00:00+00:00


La vita da single

Potevo avere tredici anni. Mio padre, di conseguenza, quarantatré.

Mamma era fuori città per qualche giorno insieme al cadetto, e noi ci due ci trovammo a casa da soli, liberi di fare quella che babbo chiamava “la vita da single”. Rispetto all’esistenza ordinaria, il programma prevedeva variazioni interessanti: non sembrava obbligatorio consumare verdure cotte e ci si potevano concedere porzioni più abbondanti di quelle servite da mamma. Senza contare che eravamo liberi di aggirarci per la casa in mutande, come pescatori di corallo, senza che nessuno s’offendesse; inoltre si poteva ascoltare a tutto volume Uno dei Mods di Ricky Shayne, e il bagno era quasi sempre libero. A questo si aggiunga che l’orario della buonanotte era stato posticipato al fischio finale delle partite di Coppa in tivù, e non si stenterà a capire come mai, per parecchi anni, la vita da single mi sarebbe apparsa l’esistenza ideale.

In quelle stesse sere, la visione di Vado a vivere da solo con Jerry Calà avrebbe corroborato la mia convinzione, solidificandola in fede cieca: anch’io dovevo vivere senza una moglie dentro un appartamento spazioso come un hangar, privo di stupide pareti che lo suddividessero in stanze. Un loft, così si chiamava. Una volta arredato con un congruo numero di flipper, il biliardo, il calcio balilla e i cabinati di PacMan, ci avrei invitato l’intera squadriglia Coguari. Mio cugino Luigi, invece, solo se diventava meno stronzo.

«Dopo dieci anni ho rivisto l’amìììco Bob», si sgolava mio padre, suonando una chitarra immaginaria di fronte al tavolo da lavoro, carico di documenti e libri squadernati. «Con una giacca di cuoio con scritto sùùù... “Giorno per giorno io vivo, io sono Mod”, era firmato da Bob, uno dei Mods!».

«Uno dei Mòòòds!», mi unii al suo coro, saltellando in preda all’esaltazione, e nessuno protestò che sembravamo pazzi.

«A Liverpool c’eran milley dei Mods», riprendeva quota la voce di babbo, simulando un potente accento british. «Il loro cap-po era l’amico Bob. Erano milley ma i Rockers di più. Erano forti, piufforti dei Mods!».

Nella seconda parte il pezzo si faceva più ritmato, e gli strumenti registrati sul 45 giri erano accompagnati da rumori di rissa in sottofondo: grida concitate, bottiglie rotte, sedie che andavano in frantumi. Le parole le conoscevo anch’io – altamente drammatiche – e potevo cantarle insieme a babbo e Ricky Shayne: «Pugni e catenne eran contro di noi! Vidi qualcun-no cadere da eroy! Wo-mini veri lontanni da mè! Venni colpit-to alla testa, Di-oh!».

La forza primordiale del beat si era impadronita di noi: danzavamo come non avevamo mai fatto, sordi alla curiosità dei vicini che andavano affacciandosi alle terrazze, per spiarci dalla finestra del salotto. Personalmente, non mi disturbavano: aspettavo solo che babbo lanciasse in cortile la prima sedia, per fracassare altra mobilia e abbattere insieme i muri.

Invece, non appena la puntina ebbe finito di percorrere il solco, disse: «Ti va di preparare un piatto indiano, stasera?».

«Indiano pellerossa?», domandai speranzoso.

«Indiano indù», rispose. «Ma forse anche pakistano. Riso col pollo al curry. Una ricetta che unisce i popoli e non impegna troppo nel lavaggio dei piatti».



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