Capitan Grisam e l'Amore by Elisabetta Gnone

Capitan Grisam e l'Amore by Elisabetta Gnone

autore:Elisabetta Gnone [Gnone, Elisabetta]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-23T18:59:59+00:00


― Te l’ho detto, Felì, che il Sindaco ha la varicella? ― accennò lei a un tratto.

― No ― risposi ― avevo sentito che non stava molto bene, ma non ero neppure sicura che fosse vero.

«Tutto qui?» pensai. Poi lei sorrise.

― Venne anche a Duff ― commentò divertita ― la varicella, quando era bambino. Lo diresti che era un bimbetto insopportabile?

«Ecco» mi dissi «questa è la “mia” storia, quella che stavo aspettando».

― Era un ragazzino burlone e attaccabrighe. I suoi genitori dovevano sempre corrergli dietro: lui non aveva una fata, nessuno dei Burdock ne ha mai avuta una.

― Lo so ― dissi. ― Neanche Grisam ce l’ha.

― L’unico che Duff rispettava sempre era suo fratello Vic, il papà di Grisam…

― Per fortuna! ― mi venne da dire. ― Il signor Vic è grande la metà del signor Duff.

― È un molosso, vero?! E lo vedi ora che gli anni lo hanno appe-santito. Ma da giovane era slanciato, forte e snello come un ramo di nocciolo. Tutte le ragazze gli correvano dietro…

― Oh, non stento a credervi, Tomelilla ― dissi. ― Strano che non si sia sposato.

― Si è sposato. A vent’anni.

― È vero? Il mago Duff? Non lo sapevo. E con chi?

― Si chiamava Oleander ed era una Strega del buio molto graziosa e delicata, di poco più giovane di lui. Sparì un anno dopo il ma-trimonio, durante un attacco del Terribile 21. Per Duff fu un grave colpo. La cercò per mesi, dappertutto, e ogni fallimento non fece che alimentare in lui l’odio per l’Antico Nemico. Un giorno lasciò il villaggio e se ne andò. Così, su due piedi. Quando tornò, molti anni do-po, era un uomo diverso. Diventammo amici.

― Prima non lo eravate?

― Ci conoscevamo di vista e di nome. Io ero una ragazza seria, assorbita dai miei studi e dalle mie ricerche, non avevo tempo per i giochi e le sciocchezze. O almeno così credevo. In realtà, ascoltando i suoi racconti, capii che avevo speso gli anni più belli sui libri e mi venne voglia di recuperare, quando lui era ormai diventato un uomo calmo e serio. Si appassionò alle mie scoperte e io alla sua silenziosa inquietudine e al suo istinto intelligente. Parlava poco e mai a spro-posito e mi sorprese scoprire quanto sapesse di magia e che incredibile memoria avesse. Eccezionale!

― L’ha ancora adesso! ― dissi.

― Già… Come me, amava i fiori e le piante. Dai suoi viaggi aveva portato diversi semi e bulbi e radici a me sconosciuti. Li semi-nammo qui, nella serra che allora era di nostra zia. Riempimmo alcuni vasi di terra e in ciascuno mettemmo un seme e un cartellino con la data. Grazie alla memoria di Duff, disegnammo anche la pianta che sarebbe dovuta crescere. Con le nuove piantine, germogliò e fiorì la nostra amicizia.

Tomelilla fece una pausa. Poi, lentamente, riprese il racconto.

― Un giorno, in un vaso spuntò una pianta dalle foglie larghe, a forma di mani, con cinque dita, di un bel verde scuro e brillante.

― Un fico!

― Così sembrò anche a noi.



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