Caselli, Stefano e Valentini, Davide by Anni spietati

Caselli, Stefano e Valentini, Davide by Anni spietati

autore:Anni spietati [spietati, Anni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia e Storie
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2011-02-28T23:00:00+00:00


13 Cit. in Bruno Babando, Non sei tu l’Angelo Azzurro, Torino 2008, p. 71.

14 Ivi, p. 56.

15 Corrado Stajano, L’Italia nichilista, Milano 1982, pp. 34-35.

16 Luca Rastello, Piove all’insù, Torino 2006, p. 42.

17 Babando, Non sei tu l’Angelo Azzurro cit., p. 53.

18 Verbale di dichiarazione rilasciata da Roberto Crescenzio, Questura di Torino-Squadra mobile, 1° ottobre 1977.

«Il direttore si preoccupa troppo»

Nel piccolo cimitero di Sassi ora riposa Roberto Crescenzio. Giovanni, il padre, va a trovarlo ogni giorno. Per Giovanni nulla, nemmeno il tempo ha più senso. Spesso i custodi lo trovano alla mattina, addormentato accanto al loculo del figlio. L’11 ottobre 1977, alle 8 di mattina, Giovanni forse è già a Sassi. Dall’altra parte della città, poco lontano da Mirafiori, Licia Camaioni aspetta il marito Rinaldo, 31 anni. Abitano poco lontano da Mirafiori, in via Pio VII 158 e per raggiungere la porta 2 delle Carrozzerie Fiat in corso Tazzoli, dove Rinaldo è responsabile dei rapporti sindacali, bastano cinque minuti. Camaioni non ha il tempo di aprire lo sportello della 127, gli si affianca una 128 rossa, da cui esce un uomo che scarica nelle sue gambe un intero caricatore. Il responsabile delle relazioni sindacali delle Carrozzerie cade a terra con sei proiettili in corpo, uno dei quali gli ha spezzato il femore destro. Poco dopo, la consueta rivendicazione all’Ansa: Brigate rosse. È il nono «capo» Fiat a essere ferito a Torino in poco più di due anni.

Passano tredici giorni, è lunedì 24 ottobre 1977. Antonio Cocozzello, consigliere comunale della Democrazia cristiana ex assessore allo stato civile, ha 47 anni e abita in via Cravero 150. Un complesso di case popolari che più popolari non si può, tipiche di Barriera di Milano e degli altri quartieri torinesi cresciuti intorno all’industrializzazione del primo Novecento. Gli isolati di via Cravero sono un tipico falansterio operaio dell’epoca, con i balconi del piano terra che si affacciano direttamente sulla corte interna. Poco prima delle 8 del 24 ottobre Cocozzello, che non ha la macchina, è di fronte a casa, all’altezza di una fermata dell’autobus. Aspetta un amico con cui andrà al lavoro al Consorzio provinciale dei patronati scolastici di via Assarotti. Prima dell’amico, però, gli si fa incontro un uomo che gli spara tre proiettili alle gambe. Il quarto gli sfiora l’addome.

Tra i primi ad arrivare sul posto, un giovane cronista della Gazzetta del Popolo, Ezio Mauro che ricorda: «Cocozzello era un maestro elementare, un ‘cafone’ di Matera analfabeta, che grazie al sindacato, grazie alla Cisl, alla battaglia per l’occupazione delle terre aveva potuto studiare e si era avvicinato al sindacato, poi alla Dc, fino a diventare consigliere comunale. Gli hanno sparato mentre era alla palina del tram, si è sorretto con le mani attaccandosi alla palina perché le gambe gli erano esplose. Io sono arrivato, ho visto gli infermieri del 118 tagliargli i pantaloni mentre era ancora per terra. Ho visto la biancheria intima che portava, era una persona del popolo. E ho visto la cartellina di plastica che gli era caduta a terra: ‘mettila al riparo – mi disse – perché ci sono le pratiche del patronato’.



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