Che cosa vogliono le donne by Daniel Bergner

Che cosa vogliono le donne by Daniel Bergner

autore:Daniel Bergner [Bergner, Daniel]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, Customs & Traditions
ISBN: 9788858412626
Google: wjzOAgAAQBAJ
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2014-02-17T23:00:00+00:00


* La citazione è tratta dalla poesia Il mondo ci stringe da vicino, in Wordsworth, W., Poesie (1798-1807), Angelo Righetti (a cura di), Mursia, Milano 1997, p. 117 [N.d.T.].

Capitolo settimo

Monogamia

Il marito di Alison, Thomas, allenava una squadra giovanile di basket. Insegnava il pick and roll, la difesa, il modo giusto di ricevere un passaggio, la buona preparazione a un tiro libero. Credeva nei fondamentali. Era convinto che se i suoi giocatori undicenni non avessero imparato nient’altro, se non avessero piú toccato un pallone dopo una stagione con lui, i loro allenamenti e le partite giocate sotto la sua guida non sarebbero andati sprecati se solo i ragazzi avessero acquisito le dodici abilità di base della pallacanestro o, quanto meno, ne avessero riconosciuto l’importanza. Anche la vita, a suo modo di vedere, era una questione di fondamentali e sperava di avere un ruolo nel preparare quei ragazzini non a vincere in uno sport bensí a crescere negli anni a venire. Era anche un avvocato specializzato in controversie aziendali, ma gli allenamenti serali del mercoledí e le partite del sabato mattina dei Blazers lo appassionavano molto piú di tutto ciò che faceva nell’ambito del suo remunerativo lavoro.

Alison conosceva a memoria quelle dodici abilità, o quasi tutte; comunque era stata in grado di elencarne almeno nove quattro anni prima, quando loro figlio, Derek, aveva iniziato a giocare a basket. Due anni dopo, però, il ragazzo si era ritirato. Ufficialmente era diventato il general manager, il segnapunti, il trainer, ufficiosamente l’addetto agli asciugamani della squadra di suo padre; da allora il ricordo dei fondamentali si era affievolito nella mente di Alison.

Derek si era ritirato nel momento in cui aveva capito, in quarta elementare, di non essere un gran giocatore, di non essere soltanto piú basso e piú grassottello, ma anche piú lento e meno coordinato dei suoi compagni di squadra. Aveva esposto la questione ai genitori con pragmatismo, spiegando che avrebbe preferito «un posto nella direzione». Loro erano scoppiati a ridere e avevano discusso con lui la sua decisione; poi, abbracciandolo, si erano detti d’accordo. Eppure durante la prima stagione del figlio in quella nuova veste, Alison aveva a poco a poco smesso di andare agli allenamenti e ben presto anche alle partite, per via del lavoro, si era giustificata con marito e figlio, e della sorella minore di Derek, ormai abbastanza grande da avere anche lei i suoi impegni. Ciò che Alison sospettava, però, ciò che sospettava con qualcosa di terribilmente simile alla certezza, era che non stava solo sfuggendo alla vista del figlio che avvolgeva asciugamani intorno alle spalle dei ragazzi e delle ragazze della squadra (il campionato era misto) o alle smancerie delle altre mamme, ai loro complimenti per Derek, ma che stava evitando di vedere Thomas sotto una luce nuova, anzi, parzialmente nuova. Semplicemente non aveva voglia di vederlo insegnare la tecnica del tagliafuori o illustrare un’azione sulla cartellina degli appunti durante un time-out.

Poi, quando stava per cominciare la sua seconda stagione in direzione, il figlio l’aveva pregata di assistere alla partita d’inizio.



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