Compassione by Giorgio Cosmacini

Compassione by Giorgio Cosmacini

autore:Giorgio, Cosmacini [Cosmacini, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Intersezioni
ISBN: 9788815309549
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2012-10-14T22:00:00+00:00


In questa molteplicità di rapporti sessuali il virus dell’Aids ha trovato la sua via di penetrazione e di moltiplicazione. Attraverso la via dell’emigrazione nera è poi arrivato nelle isole dei Caraibi, meta di molte odierne vacanze «allegre», ed è quindi migrato nelle metropoli nordamericane dove la sessualità prostitui- ta, strutturalmente legata alla droga (e alla correlata pratica del «bucarsi»), ha attivato la tossicodipendenza come ulteriore moltiplicatrice del contagio, aggiungendo alla via di trasmissione sessuale la via di trasmissione attraverso il sangue.

La posta in gioco è stata alta allora, come lo è oggi. Le due malattie hanno rappresentato entrambe un decisivo balzo in avanti nell’inevitabile cammino storico della patologia infettiva ed epidemico-contagiosa. Ambedue, dopo circa un ventennio di esplosione in forma acuta, sono evolute in forma subacuta o subcronica. Il gran laboratorio della natura e della storia ha di questi aggiustamenti; ma se la cura della sifilide del Cinquecento poté a malapena giovarsi dei dubitabili benefici dell’«argento vivo» (mercurio) e del «legno santo» (guaiaco), la cura dell’Aids del Duemila ha potuto giovarsi dei benefici certi dei nuovi farmaci anti-virus e può attendere fiduciosa l’avvento di un vaccino immunizzante auspicabilmente risolutore.

Peraltro, nel ventennio a cavaliere tra il secolo scorso e l’attuale, l’Aids ha dovuto fare i conti con una psicologia di massa che ha spinto gran parte degli abitanti del mondo del benessere a «chiamarsi fuori» e a «mettere dentro», nel sacco delle streghe e del diavolo, le prostitute e gli omosessuali, i tossicodipendenti e i miserabili, sia quelli del sottoproletariato urbano sia quelli migranti dal Terzo Mondo. Si è detto e si è scritto che «chi non vuole la malattia non la prende»; il che è un modo di dire e ripetere che essa è una «colpa» individuale e quindi per colpevolizzare l’individuo, «diverso» dalla società omologata, e addirittura ribadirlo meritevole del giusto «castigo di Dio».

I malati (per ora) inguaribili, gli emarginati e i reietti sociali, i migranti extracomunitari sospinti dalla fame e da altre impellenti necessità, sono oggi la folla dei «diversi» corrispondenti ai «poveri infermi», agli «infranciosati», agli «incurabili», ai «pellegrini», ai «forestieri», agli «stranieri» di un tempo. Ospitare tutti costoro significa oggi, anzitutto, non respingere gli immigrati, i rifugiati che meritano una nuova forma di pietà.

L’attuale pietà non è la carità coniugata nei modi prescritti dalla cristiana misericordia. La pietas precristiana di Roma antica esprimeva – giova ripeterlo – una virtù morale e civile rispettosa dei genitori (Cicerone, Pro Plancio, 80) e degli dèi (Cicerone, De natura deorum, 1, 116) e come tale incarnata nel pius Aeneas (Virgilio, Eneide, 1, 378), l’eroe omerico migrante, portatore dei lari domestici e rispettoso del padre Anchise. Immanuel Kant, in tempi a noi più prossimi, ha definito la medesima qualità civile e morale con la parola Achtung, «attenzione, rispetto».

Pietà, dunque, non tanto o non solo come compassione ispirata dalla sofferenza altrui, ma anche e soprattutto come rispetto interumano, come attenzione dell’uomo per il suo simile, da lui diverso soltanto perché diversi sono il colore della pelle o la terra dov’è nato, il



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