Cosa resta da scoprire by Giovanni F. Bignami

Cosa resta da scoprire by Giovanni F. Bignami

autore:Giovanni F. Bignami [Bignami, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852020766
editore: Mondadori
pubblicato: 2019-08-22T16:00:00+00:00


Frammento del meteorite Murchison, rivenuto nel 1969. Nella caduta il meteorite si divise in un centinaio di frammenti per una massa totale di circa 100 kg. Composto di condrite carbonacea, contiene molto materiale organico e circa 100 diversi aminoacidi. © New England Meteoritical Services.

Proviamo con il metodo 1, cioè concentriamoci su quello che si può e si potrà fare in laboratorio per «sintetizzare», cioè costruire, la Vita 1.0, la nostra. Sottolineiamo che, per la specie umana, la capacità (oramai imminente) di sintetizzare la vita in laboratorio sarà un evento di profonda importanza, di quelli che succedono sì e no ogni millennio: come l’invenzione dell’agricoltura e della pastorizia, o della metallurgia, o della scrittura: qualcosa che cambierà tutto.

Ci sono vari tentativi attualmente in corso, per esempio partendo dalla genomica, come nel laboratorio di Craig Venter (vedi capp. I e VII), dove si fanno dei veri e propri trapianti di materiale genetico. Ma forse ancora più affascinante è il tentativo di sintesi «pura», che parte da molecole organiche e insegna loro a replicarsi, crescere ed evolvere, cioè a farle diventare vive. Insomma, la «biologia sintetica», che oramai si fa in molti centri di ricerca al mondo.

In Italia, Pier Luigi Luisi ha dato una prima impostazione del problema. Prima di parlare del potenziale della biologia sintetica per il futuro, ci dobbiamo porre una domanda generale particolarmente affascinante: perché la natura ha creato certe strutture, e non altre? Per esempio: perché tutti gli acidi nucleici dei quali siamo fatti sono basati su uno zucchero chiamato ribosio, e non sul glucosio, uno zucchero molto più distribuito in natura? Ecco, la biologia sintetica permette di rispondere in parte a questo tipo di domande o, per lo meno, di affrontarle. Per esempio, arrivando a formulare una teoria sulla predilezione della natura, e cioè dell’evoluzione chimica, per il ribosio. Tutte cose che ci aiuteranno a capire come è nata la vita.

In un laboratorio dello Scripps Institution of Oceanography, in California, già oggi si studia proprio il modo di «sintetizzare» la vita, facendola partire in provetta da materiale organico come l’RNA, complesso, ma non certo vivo. Alla base di tutto, infatti, allo Scripps c’è un pezzo di RNA a forma di T che ha la capacità di attaccarsi ad altre molecole di RNA. All’inizio, sembrava che l’RNA fosse capace di fare nuove versioni di se stesso, ma poi si capì che in realtà si rompeva più di quanto non si ricostruisse; cioè, non riusciva a riprodursi più di quanto non si disfacesse (morisse?). Alla fine, con un elegante e legittimo trucco basato sull’uso di due forme di RNA complementari, i ricercatori dello Scripps ci sono riusciti. Di colpo, come in un reattore nucleare, fu raggiunta una specie di «reazione a catena»: le molecole si riproducevano a un ritmo molto maggiore di quanto non si distruggessero.

Oggi allo Scripps hanno già 12 versioni diverse di questi replicanti, che naturalmente potrebbero subire (o forse stanno già subendo) evoluzione, nel senso di migliorare la propria capacità di riprodursi. Sì, perché i vari replicanti



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