Cosa succede a settembre? by Gino Roncaglia

Cosa succede a settembre? by Gino Roncaglia

autore:Gino Roncaglia
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Opere varie
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2020-06-29T16:00:00+00:00


La scuola in TV[8]

Una delle conseguenze dell’emergenza coronavirus sul mondo della scuola e della formazione è stata indubbiamente la rinnovata attenzione rivolta – sia nel nostro paese, sia in altri – al ruolo della televisione come strumento per la diffusione di contenuti educativi. Un ruolo che prima della crisi sembrava soprattutto un ricordo del passato, superato dai meccanismi di distribuzione di contenuti attraverso la rete, e che è invece tornato prepotentemente alla ribalta, in particolare nelle situazioni in cui la disponibilità di dispositivi digitali e di collegamenti ragionevolmente veloci non è garantita.

Va subito detto che – nonostante la pandemia non fosse ovviamente prevedibile – il servizio pubblico radiotelevisivo del nostro paese è arrivato nel complesso assai ben preparato al lavoro di emergenza che si è reso necessario nel campo della televisione educativa. Quando, il 3 aprile 2020, la BBC ha annunciato che dal 20 dello stesso mese sarebbe stata avviata una programmazione educativa specifica destinata al mondo della scuola, con l’obiettivo di fornire contenuti utili alle bambine e ai bambini, alle studentesse e agli studenti rimasti a casa, diversi editorialisti anche illustri hanno commentato la notizia contrapponendo l’impegno della BBC alla pretesa ‘assenza’ della RAI.

In realtà, la situazione era esattamente capovolta: negli anni precedenti, la BBC aveva progressivamente rinunciato agli spazi di ‘televisione educativa’ tradizionale (uno dei principali, BBC Learning Zone, era stato chiuso in occasione dei tagli di budget del 2015) a favore di canali culturali – a partire da BBC Four – con taglio divulgativo-generalista più che educativo-scolastico; l’offerta di contenuti dedicati al sistema educativo veniva invece spostata on-line. Al contrario, pur lavorando con notevole impegno al progressivo allargamento dei contenuti on-line, la RAI aveva sempre conservato all’interno dell’offerta di RAI Cultura il canale RAI Scuola, affiancandolo e non sostituendolo con canali culturali come RAI Storia e RAI 5. Era dunque, semmai, la BBC a trovarsi spiazzata.

Certo, RAI Scuola non era propriamente il più noto dei canali RAI, relegato sui telecomandi in posizioni improbabili (146 del digitale terrestre, 806 nella numerazione Sky) e con una programmazione quasi sempre assente dalle EPG (Electronic Program Guide: il servizio che consente, ad esempio, di sapere cosa viene trasmesso in un determinato momento premendo il tasto ‘i’ del telecomando, o di programmare una registrazione sulla base del programma che si intende registrare). Mi è capitato di dover spiegare personalmente, a interlocutori che chiedevano a gran voce un canale RAI dedicato alla scuola, che quel canale esisteva già da tempo, e – davanti a rea­zioni assolutamente incredule – di doverli guidare, telecomando alla mano, alla sua scoperta. Se anziché chiedere quel che già esisteva, si fosse chiesta una maggiore visibilità per il canale e i suoi contenuti, sia nella posizione numerica, sia nelle EPG, sia promuovendolo maggiormente sui canali generalisti (cosa, quest’ultima, realizzata solo in parte e dopo più di un mese dall’inizio dell’emergenza), si sarebbe fatta cosa più utile.

Ma l’aspetto più interessante del dibattito sul tema della ‘scuola in TV’ è legato non tanto alla discussione sull’allargamento degli spazi televisivi, quanto a



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