Costellazioni by Autori Vari

Costellazioni by Autori Vari

autore:Autori Vari [Vari, Autori]
La lingua: ita
Format: epub
Google: gbZ1DwAAQBAJ
editore: Giulio Einaudi Editore
pubblicato: 2018-10-15T22:00:00+00:00


A. P.

28.

Memoria, ricordo, rammemorazione

La memoria (Gedächtnis) per Benjamin non è strumento per recuperare notizie intorno al passato, bensí «medium di ciò che si è esperito» (Scavare e ricordare, 1932; AC 363). Nella terminologia benjaminiana «medium»* non è riducibile a mezzo, ma indica ciò che rende un’esperienza* possibile. In quanto medium, la memoria costituisce quindi l’imprescindibile condizione di possibilità dell’esperienza. Benjamin descrive inoltre l’attività del ricordo (Erinnerung, da «er-innern», «interiorizzare») «expressis verbis come procedimento archeologico» (Fürnkäs 1988, 121): «Chi cerca di accostarsi al proprio passato sepolto deve comportarsi come un individuo che scava» (AC 363). Nel medium della memoria sono conservate immagini, la cui conoscibilità* dipende dalla possibilità che un determinato momento del passato venga a «convergere con il presente in una costellazione» (Materiali preparatori per le tesi; CS 87). Perciò Benjamin raccomanda di fare attenzione non solo all’immagine reperita, ma anche e soprattutto alle circostanze in cui tale rievocazione ha potuto aver luogo: «I ricordi veri devono non tanto procedere informando, quanto piuttosto designare esattamente il luogo nel quale colui che ricerca si è impadronito di loro» (AC 363).

La concezione della memoria come medium, come pure l’idea che il ricordo vero debba «offrire anche un’immagine di colui che si sovviene» (ibid.), sono state elaborate da Benjamin grazie all’incontro con la Recherche di Proust (1913-27) a metà degli anni Venti. Nel saggio Per un ritratto di Proust egli presenta la mémoire involontaire (che traduce con «das ungewollte Eingedenken»: GS II, 311) come la piú importante scoperta proustiana: «Il sigillo del suo creare, nascosto nelle pieghe del suo testo (textum = tessuto), è il ricordo» (1929; OC III, 307). Secondo Benjamin la mémoire involontaire è eterogenea rispetto al ricordo volontario, dal momento che è intrisa di oblio: «La “memoria involontaria” di Proust non è forse assai piú vicina all’oblio che a ciò che si chiama comunemente ricordo [Erinnerung]?» (286). Benjamin sceglie di avvalersi qui di un’espressione inconsueta come Eingedenken (da «eingedenk sein», «essere memore di»), quasi volesse segnalare al lettore l’irriducibilità della mémoire involontaire alla dimensione della Erinnerung: mentre quest’ultima rinvia all’interiorizzazione, il ricordo involontario è strettamente legato alla sensibilità e alla corporeità. In un appunto del 1932 Benjamin scrive inoltre: «Sulla nozione di mémoire involontaire: non solo le sue immagini giungono inattese: piuttosto, in essa si tratta di immagini che non avevamo mai visto prima che ci ricordassimo di loro» (OC III, 314). Il ricordo involontario rende possibile l’accesso a una dimensione dell’esperienza destinata a rimanere altrimenti nascosta: esso è in grado di risvegliare quello che Ernst Bloch chiamava «sapere non ancora cosciente» (1919, 115).

Nel corso del lavoro sui passages*, il concetto di Eingedenken – generalmente tradotto con «rammemorazione», ma che si potrebbe rendere con il neologismo «immemorare» (Marchesoni 2017a, 8) – assume una funzione strategica per l’articolazione di un nuovo concetto di storia*. Questo concetto è stato elaborato da Benjamin facendo interagire la mémoire involontaire proustiana con la teoria dell’Eingedenken delineata da Bloch in Spirito dell’utopia. Grazie all’Eingedenken è possibile, secondo Bloch, cogliere quell’«elemento di futuro» che palpita segretamente in



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