Cristiani in armi by Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri

Cristiani in armi by Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri

autore:Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri [Fumagalli Beonio Brocchieri, Mt.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2007-01-01T05:00:00+00:00


19. La coscienza del pericolo

Nei decenni compresi fra i due conflitti mondiali, il panorama del pensiero cristiano sulla guerra appare frammentario e difficile da leggere nel suo insieme, sia per la complessità delle linee di idee che si intrecciano rifacendosi al passato e a una tradizione del resto non univoca, sia per la pressione del contesto concreto delle forze politiche e ideologiche emergenti in Europa. L’impressione prevalente è comunque che la maggior parte dei cristiani europei sia consapevole della enormità dei pericoli e delle terribili prospettive che si aprono con i nuovi armamenti.

Negli anni Venti nascono varie associazioni ispirate a quello che si indica con il nome di «pacifismo cattolico». Le più moderate si dedicano a una revisione del concetto di «guerra giusta», sottolineando che nel mondo moderno la capacità distruttiva delle armi è tale da rendere ormai vana la teoria secondo la quale una guerra può essere condotta anche in base alle norme dell’etica cristiana. Un esempio è quello del Comité international d’action démocratique pour la paix, fondato per iniziativa di Marc Sangnier, attaccato violentemente dai cattolici francesi più intransigenti, e tuttavia difeso da altri prelati come monsignor Julien vescovo di Arras, il quale ricorda a tutti le radici pacifiche del Vangelo: «la pace è un’idea cristiana prima ancora che un ideale umano».

Ancora più importante è la dichiarazione del 1923 dell’episcopato tedesco, che denuncia il nazionalismo che porta alla guerra descrivendolo come «tanto privo di pietà quanto radicalmente falso». Sono parole della parte che è stata sconfitta.

In Italia il fascismo giudica la pace uno «stato di viltà» e la guerra, ancor prima che uno strumento politico, un’attività umana naturale e desiderabile. Il clima è dunque tale da emarginare sempre più duramente le posizioni contrarie. È però soprattutto all’interno dell’ordine domenicano che possiamo cogliere le voci che sostengono la pace come unica opzione legittima per un cattolico, non solo in Francia e Germania ma anche in Italia. «La grande missione della Chiesa nel secolo ventesimo è predicare il regno della giustizia e della carità e formare la coscienza universale in contrasto al dilettantismo selvaggio dei politici»: così scrive il domenicano Mariano Cordovani, il quale si augura che «il Pontefice nel nome del Vangelo e della rinascita del diritto naturale delle genti prenda in mano la questione politica e tracci la Magna Charta dei nuovi ordinamenti civili».

Sembra che le parole dei cristiani istituzionali siano declinate ormai sempre più frequentemente nella direzione della pace, e tuttavia la garanzia di questa non sta – come si vede – nel consenso organizzato delle genti o nell’appello alle parole fondanti del Vangelo, ma ancora una volta nella rivendicata funzione della Chiesa come «monarchia spirituale». Non molto lontano, in fondo, è il richiamo tradizionale del gesuita Giulio Monetti, il quale dichiarava che «non si avrà vera pace finché le società moderne non ritornino a Dio pentite della loro volterrana protervia».

Più nuovo il tono di posizioni come quella di don Ernesto Vercesi sulla rivista «Vita e pensiero», o anche di alcuni contributi della rivista «La scuola cattolica»



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