Critica della ragion pura (2013) by Immanuel Kant

Critica della ragion pura (2013) by Immanuel Kant

autore:Immanuel Kant [Kant, Immanuel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: UTET
pubblicato: 2015-12-24T23:00:00+00:00


SEZIONE SECONDA

Antitetica della ragion pura.

Se tetica sta a significare ogni insieme di dottrine dogmatiche, intendo per antitetica non già le affermazioni dogmatiche contrarie, ma il contrapporsi di conoscenze apparentemente dogmatiche (thesis cum anthitesi), allorché non si conferisce né all’una né A 421 all’altra un diritto privilegiato all’assenso. | Dunque, l’antitetica non si occupa per nulla di affermazioni unilaterali, ma prende in esame le conoscenze universali della ragione solo per il loro interno contrapporsi e per le cause che lo determinano. L’antitetica trascendentale è una ricerca concernente la ragion pura, le sue cause e il suo risultato. Se, anziché applicare la nostra ragione esclusivamente agli oggetti B 449 | dell’esperienza, secondo l’uso dei princìpi dell’intelletto, ci arrischiamo ad estenderla al di là dei confini dell’esperienza, spuntano allora proposizioni dogmatiche raziocinanti, che non possono trovare nell’esperienza né la speranza d’una conferma né il timóre d’una confutazione; ciascuna, infatti, non solo è in se stessa esente da contraddizione, ma trova le ragioni della propria necessità nella stessa natura della ragione. Sfortunatamente, però, l’affermazione del contrario è surrogata da ragioni altrettanto valide e necessarie.

Ecco le questioni che naturalmente si presentano in seno a una siffatta dialettica della ragion pura: 1) Quali sono le proposizioni in cui la ragione è propriamente soggetta a un’inevitabile antinomia? 2) Quali sono le cause che determinano tale antinomia?; 3) Sussiste, e, se sì, qual è la via d’uscita che resta aperta alla ragione per raggiungere la certezza in questo conflitto?

Un’affermazione dialettica della ragion pura, a differenza A 422 | di tutte le altre proposizioni sofistiche, è caratterizzata dal non concernere una questione che venga sollevata d’arbitrio per uno scopò prestabilito, ma dal riferirsi a un problema in cui ogni ragione umana, a un certo momento del suo progresso, è costretta ad imbattersi. Una proposizione di questo genere, inoltre, ha in comune con la sua contraria il tratto di portare seco non un’artificiosa parvenza, dissolvibile appena sia scoperta, ma una parvenza naturale e inevitabile, che continua a tentare anche B 450 | chi non sia più ingannato da essa, benché non le riesca più di gabbarlo; essa non può quindi esser distrutta, neppure dopo il suo smascheramento.

Una dottrina dialettica siffatta non potrà riferirsi all’unità intellettuale nei concetti d’esperienza, ma solo all’unità razionale nelle semplici idee. Poiché tale dottrina deve, prima di tutto, in quanto sintesi secondo regole, conformarsi all’intelletto, e, in secondo luogo, in quanto unità assoluta di tale sintesi, conformarsi alla ragione, le sue condizioni risulteranno troppo grandi per l’intelletto, se la dottrina è adeguata all’unità della ragione e risulteranno troppo piccole per la ragione, se la dottrina è conforme all’intelletto. Ne deriverà dunque un conflitto, che nessun procedimento sarà in grado di distruggere.

Queste affermazioni raziocinanti dànno dunque l’avvio a un contrasto dialettico, in cui il sopravvento è riservato alla parte a cui si concede l’attacco, mentre è destinata a soccombere A 423 | quella che è costretta a tenersi sulla difensiva. Avviene in tal modo che i cavalieri in arme, sia che combattano per la buona come per



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