Dall'antichità al feudalesimo by Perry Anderson

Dall'antichità al feudalesimo by Perry Anderson

autore:Perry Anderson
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia,
editore: Mondadori
pubblicato: 1978-04-14T16:00:00+00:00


1 A.D. Liublinskaya, Tipologiya rannevo feodalizma v zapadnoi Evrope i problema romano-germanskovo sinteza, in « Srednie Veka », fase. 31 (1968), pp. 9-17; V. Udaltsova e E.V. Gutnova, Genezis feodalizma v stranakh Evropy, in XIII Congresso Internazionale di scienze storiche. Mosca 1970. In precedenza, il problema di una classificazione tipologica era stato brevemente sollevato da Porsnev nel già citato Feodalizm i narodni massy, pp. 507-18. La relazione della Udaltsova e della Gutnsova è attenta e meditata, anche se non sempre le conclusioni appaiono accettabili caso per caso: ad esempio, le due autrici considerano lo stato bizantino del pieno medioevo come una delle varianti del feudalesimo, con una sicurezza che sembra difficile condividere.

2 Per un tentativo di distinguere cinque sottotipi regionali del feudalesimo nato nella Gallia post-barbarica, v. A.Ya. Sevelenko, K tipologii genezisa feodalizma, in « Voprosy Istorii », genn. 1971, pp. 97-107.

3 In tutta Europa, la penetrazione dei rapporti feudali fu diversa, all’interno di ciascuna delle grandi regioni geografiche, a seconda della topografia: le zone montane infatti opposero dovunque una notevole resistenza all’organizzazione signorile, intrinsecamente difficile da imporre, e poco redditizia da mantenere nei terreni rocciosi e sterili di montagna. Qui dunque vi fu sempre la tendenza al conservarsi di sacche autonome, dominate da comunità contadine povere ma indipendenti - economicamente e culturalmente più arretrate delle feudalizzate pianure sottostanti, ma spesso militarmente agguerrite nel difendere i loro nudi rifugi.

4 L’allodio tedesco fu sempre qualcosa di ben diverso dalla proprietà romana: istituto di transizione, nel villaggio, tra l’occupazione comune e quella individuale della terra, fu un tipo di proprietà privata che restava, di regola, soggetta agli obblighi consuetudinari e ai cicli agricoli osservati dalla comunità, e che non era liberamente alienabile.

5 È giustamente famosa la descrizione che di questo periodo ha dato Bloch, nella prima parte della Società feudale. Sul moltiplicarsi dei castelli v. Boutruche, Seigneurie et féodalité, II, Parigi 1970, pp. 31-9.

6 A questa particolare configurazione si accompagnò nel Midi francese, per tutta l’età medievale, una più estesa sopravvivenza della schiavitù: sulla ripresa del traffico degli schiavi dal XIII secolo in poi, v. Verlinden, L’esclavage médiéval, I, pp. 748-833. Come vedremo in seguito, esiste una ricorrente correlazione tra la presenza di schiavi e l’incompletezza della servitù, in varie regioni dell’Europa feudale.

7 Sul sistema amministrativo capetingio v. Ch. Petit-Dutaillis, Feudal Monarchy in England and France, Londra 1936, pp. 233-58.

8 Loyn, Anglo-Saxon England and the Norman Conquest, pp. 139, 195-7, 305, 309-14.

9 Il potere politico della nobiltà dei thegns è sottolineato, forse sin troppo pesantemente, da E. John, English Feudalism and the Structure of Anglo-Saxon Society, in « Bulletin of the John Rylands Library », 1963-4, pp. 14-41.

10 V. H. Loyn, The Norman Conquest, Londra 1965, pp. 76-7, e G.O. Sayles, The Mediaeval Foundations of England, Londra 1964, pp. 210 e 225 - due autori che tendono entrambi a minimizzare la distanza politica tra la formazione sociale anglo-sassone e quella anglo-normanna. Ed è una curiosa coincidenza che Sayles renda omaggio all'insegnamento di Freeman, come a un modello ispiratore per la ricerca contemporanea.



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