Dante: Parte Seconda (The Guardian Archives Vol. 4) (Italian Edition) by Sage Jennifer

Dante: Parte Seconda (The Guardian Archives Vol. 4) (Italian Edition) by Sage Jennifer

autore:Sage, Jennifer [Sage, Jennifer]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788899635640
editore: Dunwich Edizioni
pubblicato: 2017-08-06T22:00:00+00:00


CAPITOLO VENTUNO

L’amore è qualcosa di eterno; l’aspetto può cambiare, ma non l’essenza.

Vincent Van Gogh

La Baia, area appartenente al Bianco

L’enumwe e i fiori bianchi del mondo paradisiaco, che aveva conosciuto nei suoi sogni, erano lì, in un vaso su un tavolo della casa piccola ma confortevole. Il lungo tavolo era funzionale ma semplice, a parte i mandala realizzati da sua figlia e dalla Compagna Aphaia. Lunghe panche correvano da entrambi i lati e la venatura naturale del legno era stata modificata dal tempo. Se non avesse saputo, avrebbe pensato di trovarsi in un’abitazione di un’era passata, anziché in un regno di Angeli. In base ai racconti che aveva sentito, quello era un mondo di mezzo. Un rifugio per coloro che non erano Immortali, come Aphaia. I pensieri vagavano confusi nella sua mente; Zaqar era troppo affascinato per mettere in dubbio ogni cosa, ma anche per credere a tutto. Per il momento era felice di assistere a quel sogno con i suoi occhi e di deliziarsi con esso. Erano trascorsi duemila anni dalla morte delle sue figlie, ancor di più dalla morte della sua amata Myrrine. E, sogno o meno, non voleva lasciar andare quella parte del suo passato, l’unica a non essere contraddistinta dalla morte.

«Papà? Stai bene?» chiese Zenovia, portando il vino attraverso la stanza. Lo spazio era completamente aperto e la cucina, come il resto, era modesta, ma funzionale e accogliente. Esattamente l’opposto del suo gelido castello. Lo circondavano erbe essiccate, appese con spago intrecciato, e pareti dipinte con colori delicati. Il profumo di gelsomino, calendula e lavanda che bollivano lentamente saturava l’aria. Una di loro era un’artista, com’era evidente dagli affreschi sui muri. Osservò il più grande e rimase senza fiato.

Atene. Prima dell’incendio.

Non avrebbe mai dimenticato quella vista sul mare. Quello era il balcone nella stanza di Zenovia. Lei non era eccessiva come la sorella. Non lo era mai stata. Se chiudeva gli occhi, Zaqar riusciva a visualizzare l’arredamento funzionale. Il grande letto in stile semplice, che lui aveva insistito fosse almeno in legno intagliato, dal momento che sua figlia aveva rifiutato l’avorio. La scrivania dove lei sedeva con le sue carte. Penne e inchiostri erano le sole cose per cui spendeva. Amava i suoi inchiostri. Il viola era il suo preferito e più scuro era il colore, più l’inchiostro era costoso. Guardandosi intorno nella sua casa attuale, realizzò che non era cambiata molto.

«Papà?» lo chiamò di nuovo, richiamandolo dai suoi ricordi.

«Gli affreschi alle pareti… Atene, mi ricordo…» La voce si interruppe.

Un sorriso le illuminò il viso. «Certo. Se non fosse stato per Atene, Aphaia e io non ci saremmo mai incontrate nella nostra vita e chissà che sarebbe successo. La disperazione per le perdite rimarrà sempre, papà, ma anche un grande amore.» Fece una pausa e cercò il suo sguardo. «Spero che questo non ti faccia soffrire troppo.»

Guardò sua figlia negli occhi. «No. L’incendio mi ha tormentato durante il mio sonno lungo molti secoli, ma adesso ho riavuto indietro una delle mie figlie. Penso che anche a Zenobia piacerebbe vedere questo posto.



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