Dio odia le donne by Giuliana Sgrena

Dio odia le donne by Giuliana Sgrena

autore:Giuliana Sgrena
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2016-05-02T16:00:00+00:00


Ciò che Dio ha unito

Il testo della Bibbia stabilisce che l’iniziativa del divorzio è prerogativa maschile. La Torah richiede per il divorzio un documento scritto che il marito deve consegnare alla moglie.

Se un uomo prende una donna e la sposa, e questa non trova più favore ai suoi occhi perché egli ha trovato in lei qualcosa di sconveniente, le scriva l’atto di divorzio, glielo consegni in mano e la mandi via da casa. Se poi lei, uscita dalla sua casa, diventa moglie di un altro uomo e anche questo secondo la prende in odio e le scrive l’atto di divorzio, glielo consegna e la manda via da casa sua, oppure se questo secondo uomo che l’aveva sposata muore, il primo marito che l’aveva mandata via non potrà riprenderla per moglie dopo che essa è stata contaminata.2

Gli unici a non contaminarsi – almeno in questo senso – sono i maschi.

Verificata l’impossibilità di conciliazione della coppia, il documento consegnato alla divorziata (il ghet) viene stilato davanti a tre rabbini e firmato da due testimoni. Sebbene sia necessario il consenso della moglie – dopo il decreto introdotto in questo senso da Rabbenu Gershom (XI secolo) –, solo il marito può concedere il divorzio; la moglie, evidentemente svantaggiata, al massimo può presentare domanda di annullamento e richiedere il ghet nonostante l’opposizione del marito. Sono tre i casi in cui la donna può pretendere dal Beth Din un intervento nei confronti del marito: se quest’ultimo è affetto da malattie o difetti «inaccettabili» dalla moglie; se ha trascurato gli obblighi essenziali; in caso d’incompatibilità sessuale. Invece «il dovere di procreare due figli nella legge ebraica spetta solo al marito; la donna può rifiutare, e se non si raggiunge un accordo tra le due parti il matrimonio si scioglie» scrive sulla rivista dell’Unione dei giovani ebrei d’Italia, Hatikwa, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.

Il Beth Din interviene solo quando non c’è accordo tra le parti, per verificare se ci sono le condizioni per costringere la moglie a ricevere il ghet o il marito a concederlo. Secondo l’Osservatorio internazionale per i diritti delle donne ebree sono numerosi i casi di mariti che cercano di barattare la concessione del ghet con il ritiro della denuncia per maltrattamenti o a invocare l’«armonia della famiglia» per ingraziarsi il tribunale rabbinico ed evitare lo scioglimento del matrimonio. Rimane comunque irrisolto il problema che si crea quando il marito si rifiuta di dare volontariamente il ghet alla moglie: allora la donna diventa agunah, cioè «ancorata» al marito, e non può risposarsi. Questo può succedere anche se il marito è scomparso, perché emigrato o mai tornato dalla guerra, o incapace di intendere e di volere, perché in coma o folle. In tal caso se la donna mettesse al mondo dei figli sarebbero dei mamzer (un termine che non ha una traduzione esatta, ma che si avvicina a «bastardi»); i mamzer possono sposarsi solo tra di loro, così come i loro discendenti. Un caso particolare riguarda la vedova senza figli; questa dovrebbe, secondo



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