Don't look up by Cristina Bellon

Don't look up by Cristina Bellon

autore:Cristina Bellon [Bellon, Cristina]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2023-05-04T13:48:39+00:00


3.3 L’autorefenzialità dei media

“Possa un giorno fiorire

dalla crisalide di ciascuno di noi

uno Uebermensh.

Il prezzo da pagare è che questo Uebermensh

si occupi di una infinità di piccoli problemi,

ma conservi l’ordine fondamentale delle cose”.111

Il sistema mediatico che si è affermato oggi come dominante è caratterizzato dall’autoreferenzialità. Il potere dei media, che dobbiamo ancora utilizzare per dare un senso alla realtà, è inversamente proporzionale alla loro efficacia, e la quantità di informazioni, a cui siamo sottoposti, ha svalutato il valore di qualunque contenuto, e ora sembra non incidere più sul pubblico, anche se è letteralmente la fine del mondo.

Il film è una fotografia, orientata da un punto di vista ben preciso, di un Occidente in cui la verità epistemica esiste in due accezioni: quella scientifica, espressione del metodo e della ricerca, e quella masticata e risputata dalla macchina mediatica, sempre più bulimica e onnipresente. I due piani paralleli della realtà non si parlano veramente, interagiscono senza contatto e senza razionalità, con conseguenze potenzialmente disastrose per la collettività.

Sin dall’uscita dei film Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy e Anchorman 2 – Fotti la notizia, pellicole uscite rispettivamente nel 2004 e 2013, McKay ha sempre dedicato non poco del proprio slancio polemico al mondo dei media. Giornali e televisioni, nel film, paiono afflitti da un costante deficit dell’attenzione. Come bambini iperattivi, tendono a distrarsi, inseguendo stimoli immediati, alla ricerca di onde da cavalcare più che di verità da approfondire. Il tempo di latenza sempre più ridotto delle news è un sintomo di un’incapacità di concentrarsi che rasenta il patologico generale e individuale.

Si cita qui il pensiero del giornalista di guerra del quotidiano La Stampa, Domenico Quirico: “Il giornale, o meglio coloro che si assumono il compito di dargli pensiero, analisi e ideologia, non capisce più la realtà. I fondisti, i direttori, i mediocri professori universitari e politologi, i diplomatici tromboni, organizzatori di cocktail fino alla pensione, a cui abbiamo affidato il compito di pensare in settanta righe in prima pagina non capiscono più nulla del mondo e di ciò che vi accade. Discorsi zibaldone che si occupano di tutto e non insegnano niente. Quale bocciatura più radicale definitiva imperdonabile di questa? Il giornale è dunque inutile, di più: arrogante e pretenzioso”112.



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