Dopo Babele by George Steiner

Dopo Babele by George Steiner

autore:George Steiner
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2014-10-11T16:00:00+00:00


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Una ‘teoria’ della traduzione, una ‘teoria’ del trasferimento semantico, deve significare una di queste due cose. O è una maniera intenzionalmente affinata, orientata in senso ermeneutico, di designare un modello operativo di tutti gli scambi significativi, della totalità della comunicazione semantica (compresa la traduzione intersemiotica o ‘trasmutazione’ di Jakobson). Oppure è una sottosezione di un tale modello con un riferimento specifico agli scambi interlinguistici, all’emissione e alla ricezione di messaggi significanti tra lingue diverse. I capitoli precedenti hanno illustrato le mie preferenze. La designazione ‘totalizzante’ è la più istruttiva perché sostiene che tutti i procedimenti di articolazione espressiva e di ricezione interpretativa sono processi di traduzione, in forma intralinguistica o in forma interlinguistica. Il secondo uso – «la traduzione coinvolge due o più lingue» – ha il vantaggio di essere ovvio e corrente; ma è, ritengo, dannosamente restrittivo. Tuttavia non è questo il punto. Entrambi i concetti di ‘teoria’, quello totalizzante o quello tradizionalmente specifico, si possono usare con adeguatezza sistematica soltanto in relazione a una ‘teoria del linguaggio’. Tale relazione può essere di due tipi. O è una relazione di completa sovrapposizione e isometria, cioè «una teoria della traduzione è di fatto una teoria del linguaggio». Oppure è una relazione di rigorosa dipendenza formale, cioè «la teoria del linguaggio è il tutto di cui la teoria della traduzione è una parte». La totalità delle geometrie comprende, con perfetta omologia, lo studio delle proprietà e delle relazioni di tutte le grandezze in tutti gli spazi concepibili. Questo è il primo tipo di relazione. Una particolare geometria, la geometria proiettiva per esempio, deriva rigorosamente da una scienza più vasta e ne fa parte. Questa è il secondo tipo. Ma non è possibile né disporre di una ‘teoria della geometria proiettiva’ né di una ‘teoria del significato geometrico’, se non si parte da una ‘teoria della geometria o delle geometrie’.

Tale ovvietà va sottolineata. Persino Quine manca di prudenza nel suo ricorso alla rubrica valorizzante di una genuina ‘teoria’. La semplice nozione di una teoria delle condizioni che permettono la traduzione e il suo svolgimento, di un modello responsabile degli attributi e delle funzioni mentali che essa implica, presuppone una teoria sistematica del linguaggio con cui essa coincide perfettamente o da cui essa deriva come caso particolare, secondo regole dimostrabili di deduzione e di applicazione. Non riesco a vedere alcuna possibilità di sfuggire a questo truismo. Ma si dà il caso che non abbiamo affatto una simile teoria del linguaggio (ancora una volta, non vi è stata nessuna analisi abbastanza rigorosa delle esatte implicazioni di questa espressione). La documentazione reperibile sugli argomenti fondamentali che una simile teoria dovrebbe tradurre in assiomi e definire è ben lungi dal trovarsi in una condizione stabile, statisticamente comprensiva o sperimentalmente controllabile. Nel complesso, essa consiste di dati frammentari, di ipotesi tra loro contrastanti, di congetture intuitive e di fasci di immagini. Sui punti cruciali – cioè cruciali rispetto a una comprensione sistematica della natura della traduzione – la linguistica si trova tuttora in una fase di ipotesi approssimative.



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