Dossier Wikileaks by Maurizi Stefania

Dossier Wikileaks by Maurizi Stefania

autore:Maurizi Stefania [Maurizi Stefania]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo 3

I tentacoli del business

La potenza invisibile di Booz Allen Hamilton

Pochi ne hanno sentito parlare. Si chiama Booz Allen Hamilton. È una grande azienda privata americana, specializzata in consulenze nei settori più diversi: dalla finanza all’energia, fino all’intelligence.

Il quartier generale si trova in Virginia, ha oltre 25 mila dipendenti, il 71 per cento dei quali ha l’autorizzazione speciale del governo Usa per accedere a documenti che vanno dal «secret» fino al livello superiore al top secret (Ts/Sci). Nel 2010 ha fatturato 5 miliardi e 600 milioni di dollari, di cui 4 miliardi e 662 milioni nel settore militare: un risultato che piazza la Booz Allen al sedicesimo posto nella lista dei contractor del dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, dopo giganti come Lockheed Martin (al primo posto) e l’italiana Finmeccanica (ottavo posto).1

Ma, soprattutto, Booz ha entrature potentissime. Uno dei suoi vicedirettori, Mike McConnell, per esempio, è stato a capo della più potente agenzia di spionaggio degli Stati Uniti: la National Security Agency (Nsa), poi, in un vero e proprio slalom tra interessi pubblici e privati, è entrato nell’azienda Booz, ne è uscito nel 2006 per tornare a un incarico pubblico, diventando il capo di tutta la comunità dell’intelligence Usa su richiesta di George W.

Bush e infine è ritornato nelle fila della Booz Allen nel 2009. Per capire cosa vuol dire essere il capo della Nsa, bisogna aver presente i numeri di questa agenzia, che ha ispirato film popolari come Nemico pubblico: è grande tre volte la Cia, assorbe un terzo di tutto il budget dell’intelligence degli Stati Uniti, che nel 2010 è stato di 80, 1 miliardi di dollari e ogni sei ore è capace di intercettare un volume di mail, telefonate e comunicazioni equivalente ai contenuti dell’intera biblioteca del Congresso Usa, che, con i suoi 147 milioni di documenti, è la più grande del mondo.2

Ora quattro cablo presenti nel database di WikiLeaks permettono di aprire un piccolo spiraglio, che consente di vedere come i tentacoli di Booz Allen Hamilton arrivino anche in Italia. Prima, però, dobbiamo fare un passo indietro e raccontare una storia collaterale, che ha contribuito a mettere sul nostro schermo radar la Booz Allen.

È il 28 novembre 2010, quando quattro grandi media internazionali – il «New York Times», il «Guardian», «El País» e «Le Monde» – iniziano a pubblicare i cablo ottenuti da WikiLeaks. Le diplomazie di tutto il mondo sono in fibrillazione. Ma non è finita lì, perché il giorno dopo quel colpaccio, Assange dichiara di avere in mano altri documenti esplosivi: file in grado di rivelare un «ecosistema di corruzione», capace di tirare giù una o due grandi banche. Il fondatore di WikiLeaks non fa alcun nome, ma incrociando quelle affermazioni con precedenti interviste rilasciate da Assange, tutti guardano in una direzione: la Bank of America, una delle più grandi degli Stati Uniti. Nessuno conferma o smentisce.

Nel frattempo, come abbiamo visto, WikiLeaks viene colpita da una dura rappresaglia: su pressione del dipartimento di Stato, il sistema di pagamento online PayPal taglia la possibilità di inviare donazioni al gruppo e così fanno anche le carte di credito Visa e Mastercard.



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