E allora cosa mangio? by Christophe Brusset

E allora cosa mangio? by Christophe Brusset

autore:Christophe Brusset [Brusset, Christophe]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858521786
editore: Piemme
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Preconcetto numero 3

Le autorità, lo stato e l’Europa vi proteggono

Quando parlo del numero e dell’ampiezza delle frodi di cui siamo tutti vittime, i miei interlocutori, increduli, esclamano sempre: «E i controlli? E le dogane? E l’antifrode?».

Nella mente della maggior parte delle persone, le norme europee relative ai prodotti alimentari sono vincolanti, gli stabilimenti agroalimentari sono controllati regolarmente e i prodotti alimentari vengono sistematicamente analizzati.

Ma la realtà, anche se si sta lentamente evolvendo, è che il sistema attuale non ci protegge per nulla. Le recenti crisi delle uova al fipronil o del latte per bambini Lactalis ne sono l’immagine perfetta. In attesa del prossimo grande scandalo.

Gli organismi ufficiali, come le dogane o la DGCCRF in Francia, come abbiamo visto nel capitolo 36, non hanno i mezzi per controllare tutti i prodotti che entrano ed escono dal nostro territorio o che vi vengono fabbricati. È un compito colossale, impossibile. Così, i politici lasciano fare agli industriali e hanno stabilito che i controlli sono responsabilità degli importatori e dei fabbricanti, che devono esercitare un “autocontrollo”. Sì, un po’ come se gli automobilisti dovessero controllare da soli la loro velocità…

Ebbene, questa delega del controllo pone svariati problemi.

Innanzitutto, cosa pensate che succeda quando un industriale individua un problema che comporta possibili conseguenze finanziarie importanti? Un lotto non conforme in quanto a pesticidi, un prodotto scaduto, una contaminazione batterica nella catena di lavorazione…

La prima reazione istintiva è quella di trovare una soluzione a livello interno sulla base di criteri esclusivamente economici. Potrei citare centinaia di esempi di prodotti “ritrattati”, mischiati e rivenduti con discrezione esportandoli, o addirittura venduti senza dire niente. Del resto, perché non si dovrebbe farlo?

Infatti non ci sono mai sanzioni dissuasive.

Quanti industriali o responsabili di supermercati, che hanno consapevolmente venduto lotti di frutta e verdura con pesticidi i cui residui sono largamente al di sopra delle norme, sono andati in prigione? Facile: nessuno. Ed è proprio per questo che, da vent’anni, avete il 6 per cento della frutta e della verdura vendute sul nostro territorio che rientrano in questa categoria, l’1,9 per cento delle quali sono prodotti francesi saturi di pesticidi vietati in Francia.

Secondo voi, quante persone saranno perseguite penalmente e poi condannate in seguito al caso Lactalis scoppiato alla fine del novembre 2017 quando in Francia la salute di centinaia di lattanti è stata potenzialmente messa a rischio dalla presenza di salmonella nei lotti di latte per bambini usciti dallo stabilimento del gruppo a Craon, nel dipartimento della Mayenne7 ? Il mio pronostico: zero.

Eh sì, senza alcuna sorpresa, almeno per me, l’associazione delle famiglie delle vittime, il 4 aprile, in un comunicato stampa denunciava8 il fatto che «durante la sua audizione in senato lo scorso 13 febbraio, Patrick Dehaumont, direttore generale dell’alimentazione del ministero dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, aveva rivelato nuove informazioni riguardanti i controlli effettuati da Lactalis che si sarebbero rivelati positivi per diversi tipi di salmonella su prodotti finiti, e questo a più riprese negli ultimi anni. Interrogato dall’associazione in merito a queste rivelazioni, ha risposto che non poteva fornire altre precisazioni».



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