Ecosofia by Raimon Panikkar

Ecosofia by Raimon Panikkar

autore:Raimon Panikkar
La lingua: ita
Format: epub
editore: Jaca Book
pubblicato: 2020-06-15T00:00:00+00:00


1. Politica

Se l’ecologia cerca i mezzi migliori per portare avanti il solito business, dato che «non possiamo far tornare indietro le lancette dell’Evoluzione», e quindi cerca disperatamente uno «sviluppo sostenibile» (come va di moda dire), l’ecosofia contesta proprio questo approccio.

L’ecosofia è incompatibile con qualunque genere di sviluppo radicale, che sia tecnologico, soft, sostenibile o quant’altro. La parola stessa mostra il proprio pregiudizio di partenza: gli esseri viventi crescono, non si «sviluppano». O meglio, entro limiti specifici un certo «progresso» è innegabile. La nostra questione però va più a fondo. Gli stessi archetipi alla base dell’idea di sviluppo implicano una antropologia meccanicistica che tre quarti della popolazione mondiale troverebbe inadeguata. L’attuale nozione di sviluppo è semplicemente sinonimo di sviluppo tecnologico. A mio parere, introdurre ovunque questa nozione equivale a un cavallo di Troia, nella cui pancia sono acquattati dei business executive che vogliono convincere il resto del mondo ad alimentare i mercati del «mondo sviluppato», perché «loro» (il «terzo mondo») «senza di noi» non potranno «svilupparsi» e periranno. Non sto criticando una certa nozione di miglioramento nella vita umana sul piano individuale, collettivo e perfino storico. Sto criticando quell’archetipo come ideale della vita umana, soprattutto nei suoi sottoprodotti politici.

Accettare acriticamente lo slogan dello «sviluppo sostenibile» significa dare il via al percorso di alienazione del «terzo mondo», che sarebbe meglio definire «due-terzi (del) mondo». Questo mondo «di terza classe», in ogni caso, suonerà sempre e solo il secondo violino in qualunque tipologia di «sviluppo». Si tratta infatti di un fenomeno di importazione, non connaturale alla psychē non-occidentale in generale. Non senza motivo la civiltà tecnologica è la creatura (eccezionale, se la si guarda isolata) di una sola e unica cultura (quella occidentale).

Non c’è bisogno di essere degli esperti, o dei profeti di sventura, per vedere che si sta allargando la forbice tra ricchi e poveri sia tra una nazione e l’altra sia all’interno delle nazioni, il che porterà al massacro della Terra da parte degli esemplari tecnologicamente più potenti della specie umana – anche la pura intelligenza è forza. I dati sono ben noti. Richiamiamo solo alcune cifre: nel 2003, oltre 12 milioni di bambini sotto i 5 anni sono morti di fame a causa di una povertà che si poteva evitare (34.000 al giorno); un miliardo e 300 milioni di persone vivevano in una condizione di «totale deprivazione». Senza contare i 200 milioni di persone uccise da genocidi e guerre nel corso del XX secolo. Nel solo anno 2000, un ulteriore milione e mezzo di persone sono morte a causa della violenza, ecc.

Tutto si intreccia. Lo sviluppo non è un valore universale né neutrale. È ideologicamente orientato, e fa solo gli interessi di quella civiltà particolare che lo patrocina. Non vedere alternative allo sviluppo non è altro che una forma moderna di colonialismo, perché, ribadisco, l’essenza del colonialismo non consiste nello sfruttamento di altri popoli, ma nel mono-culturalismo, ossia nella credenza che una cultura possa offrire il modello e la soluzione teoretica ai problemi dell’umanità. Il colonialismo non è un male morale, è un errore intellettuale, e oggi anche uno sbaglio sul piano politico.



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