Eva Luna Racconta by Isabel Allende

Eva Luna Racconta by Isabel Allende

autore:Isabel Allende [Allende, Isabel]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T08:03:54+00:00


LA PICCOLA HEIDELBERG

Per tanti anni ballarono insieme il Capitano e la Bimba Eloisa, che raggiunsero la perfezione. Ciascuno sapeva intuire il movimento susseguente dell’altro, indovinare l’istante esatto della prossima giravolta, interpretare la più impercettibile pressione della mano o deviazione di un piede. Non avevano perso il passo una sola volta in quarant’anni, si muovevano con la precisione di una coppia abituata a far l’amore e a dormire abbracciati stretti, perciò risultava così difficile immaginare che non si erano mai scambiati nemmeno una parola.

La Piccola Heidelberg è una sala da ballo a una certa distanza dalla capitale, situata su un monte circondato da piantagioni di banane, dove oltre alla buona musica e a un’aria meno soffocante vi offrono un insolito intingolo afrodisiaco aromatizzato con ogni sorta di spezie, troppo contundente per il clima torrido di questa regione, ma in perfetto accordo con le tradizioni che ispirarono il proprietario, don Rupert. Prima della crisi del petrolio, quando si viveva ancora nell’illusione dell’abbondanza e si importavano frutti da altre latitudini, la specialità della casa era lo strudel di mele, ma da quando del petrolio è rimasto solo una montagna di rifiuti indistruttibili e il ricordo di tempi migliori, fanno lo strudel con la guayaba o il mango. I tavoli, disposti in un ampio cerchio che lascia al centro uno spazio libero per il ballo, sono coperti da tovaglie a quadretti verdi e bianchi, e le pareti esibiscono scene bucoliche della vita campestre delle Alpi: pastorelle dalle trecce gialle, robusti giovanottoni e vacche immacolate. I musicisti – vestiti con pantaloni corti, calzettoni di lana, bretelle tirolesi e cappelli di feltro che col sudore hanno perso ogni prestanza e da lontano paiono parrucche verdastre – si piazzano su una piattaforma coronata da un’aquila imbalsamata, alla quale, a quanto dice don Rupert, ogni tanto spuntano penne nuove. Uno suona la fisarmonica, un altro il sassofono, e il terzo si arrangia con mani e piedi per suonare simultaneamente batteria e piatti. Quello della fisarmonica è un maestro del suo strumento, e canta anche con calda voce da tenore e un vago accento d’Andalusia. Malgrado il suo bizzarro costume da taverniere svizzero è il favorito delle signore assidue della sala, diverse delle quali accarezzano la segreta fantasia di rimanere intrappolate con lui in qualche avventura mortale, per esempio un crollo o un bombardamento, dove potrebbero esalare contente il loro ultimo respiro strette fra quelle braccia possenti capaci di strappare lamenti tanto struggenti alla fisarmonica. Il fatto che l’età media di quelle dame si aggiri sui settant’anni non inibisce la sensualità evocata dal cantante, vi aggiunge piuttosto il dolce soffio della morte. L’orchestra comincia a operare dopo il tramonto del sole e finisce a mezzanotte, salvo il sabato e la domenica, quando il locale si riempie di turisti e deve continuare finché non si è ritirato l’ultimo cliente, all’alba.

Interpretano solo polche, mazurche, valzer e danze regionali d’Europa, come se invece di essere incastonata nei Caraibi la Piccola Heidelberg si trovasse sulla riva del Reno.

In cucina regna donna Burgel, la



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