Gerusalemme by Vincent Lemire

Gerusalemme by Vincent Lemire

autore:Vincent Lemire [Lemire, Vincent]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858427170
editore: Einaudi
pubblicato: 2018-02-10T16:00:00+00:00


Il lungo regno dei Turchi.

Ancora una volta, una battaglia doveva decidere la sorte di Gerusalemme. Ma quella che si svolse il 3 settembre 1260 presso la fonte di Goliath (‘Ayn Jalut), in Galilea, apriva per la città santa il piú lungo periodo di stabilità della sua storia millenaria. La vittoria dei Mamelucchi (gli schiavi soldati turchi del sultano ayyubide, che nel 1250 avevano usurpato il trono) sulle orde mongole di Hulagu (nipote di Gengis Khan) salvò la Siria e l’Egitto, e senza dubbio l’intero islam, dalla devastazione, due anni dopo la conquista di Baghdad e la distruzione del califfato26. L’ingresso dei Mamelucchi a Gerusalemme nel 1261 (la città cambiava di mano per la settima volta dopo il trattato di Giaffa nel 1229) inaugurava per quasi sette secoli il regno dei Turchi sulla città santa. Di fatto, contrariamente a quanto sostiene una tenace leggenda alimentata dagli Ottomani dopo la loro vittoria sui Mamelucchi nel 1516-1517, sono pochi gli aspetti che hanno distinto le due dinastie turche nella vita quotidiana dei loro sudditi arabi di Palestina, a parte lo spostamento della capitale imperiale dalle rive del Nilo a quella del Bosforo, dal Cairo a Istanbul.

A riprova di questa continuità, i sovrani mamelucchi e in seguito ottomani si presero cura di arricchire e di ornare il Nobile Santuario senza mai piú sconvolgere la disposizione dei luoghi ereditata dalla conquista ayyubide. Il gran sultano mamelucco del XIV secolo, al-Nasir Muhammad (1310-41), che visitò Gerusalemme di persona, fece restaurare la volta della cupola della Roccia, innalzare i colonnati che la delimitano a nord, edificare il grande portico che segna il confine ovest della spianata, oltre al minareto della porta della Catena (Bab al-Silsila). Il suo omologo del XVI secolo, il sultano ottomano Solimano il Magnifico (1520-66), senza mai recarsi nella città santa, nel 1537 fece rimpiazzare i mosaici che ornavano i muri esterni della cupola della Roccia dall’epoca omayyade con ceramiche policrome in cuerda seca, secondo la moda iraniana (si veda carta 8)27.

I sultani mamelucchi, e in seguito quelli ottomani, si prefissero inoltre come un compito, e come un motivo di onore, quello di assicurare l’approvvigionamento idrico e la manutenzione delle grandi infrastrutture idrauliche, le sole che fossero in grado di spegnere la «sete di Gerusalemme». Nel 1399, il sultano Barquq fece restaurare il grande bacino situato all’esterno delle mura, presso la porta di Hebron (l’attuale porta di Giaffa), che fu designato da allora in poi con il nome di piscina del Sultano (Birkat al-Sultan). Nel 1482, il sultano Qaytbay fece costruire sull’Haram un sabil monumentale, al contempo cisterna e fontana pubblica, ricoperto da una volta alla maniera della cupola della Roccia, come la maggior parte delle edicole del Nobile Santuario. Nel 1536-37, infine, nella scia dei suoi predecessori mamelucchi, Solimano il Magnifico fece restaurare gli acquedotti e i bacini che convogliavano l’acqua delle sorgenti situate tra Hebron e Betlemme, oltre alla piscina del Sultano sotto le mura di Gerusalemme, e costruire sei piccoli sabils in diversi punti della città dove li si può ancora oggi ammirare (si veda carta 8)28.



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