Gli sciiti by Anna Vanzan
autore:Anna Vanzan [Vanzan, Anna]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Religion, Institutions & Organizations, Islam, Rituals & Practice, Social Science, Islamic Studies
ISBN: 9788815124357
Google: M0U4LQAACAAJ
Amazon: 8815124357
editore: il Mulino
pubblicato: 2008-01-01T23:00:00+00:00
I Safavidi e lo sciismo come religione di stato (XVI-XVIII secolo)
Nella seconda metà del 1200 un nativo di Ardabil, nell’Azerbaijan turcofono (ora Iran nord occidentale), Safiyaddin, fonda una confraternita mistica che porta il suo nome, la Safawiya. Alla sua morte la direzione della confraternita, ben inserita nel seno sunnita, passa di mano in mano in via ereditaria, finché uno dei successori, Khwaja ‘Ali (metà del XII secolo) non si avvicina decisamente allo sciismo. Un secolo dopo la confraternita è militarizzata, e il leader Sheikh Junaid è a capo di un’armata di diecimila sufi che prende parte alle lotte intestine per il dominio dell’altopiano iranico: Junaid è considerato dai suoi seguaci una manifestazione della divinità, dando così alla confraternita una connotazione di sciismo radicale (ghuluw). Alla morte di Junaid (1460) le redini della confraternita passano nelle mani di Sheikh Haidar, che crea per i suoi seguaci un cappello rosso a dodici punte (una, ovviamente, per ogni imam), da cui il nome di Qizilbash, in turco «teste rosse». Dopo la morte in battaglia di Haidar (1488), il nuovo capo della Safawiya, Isma’il, si propone ai seguaci come l’imam nascosto, affermando la propria natura divina. Se egli si lancia in battaglia al grido di «Non c’è Dio all’infuori di Dio e ‘Ali è l’Amico di Dio», i suoi fedeli lo seguono urlando «Isma’il è l’Amico di Dio»: l’equazione Isma’il = imam ‘Ali è compiuta. Si noti che Isma’il viene posto alla guida della Safawiya a soli sette anni ed è un ragazzo di dodici quando conduce i suoi a combattere contro le confederazioni di turcomanni confinanti per la conquista dell’Azerbaijan. Nel 1510 Isma’il conquista la capitale Tabriz dove si fa incoronare shahanshah, re dei re, e proclama la Shi’a duodecimana religione di stato. Nei successivi dieci anni Isma’il e i suoi conquistano l’Iran intero, oltre che alcuni territori ottomani, anche se per brevi periodi, e inaugurano un nuovo periodo storico mediante il consolidamento di una dinastia, la Safavide, che si basa sulla fusione dell’antico (addirittura preislamico) concetto iranico di monarchia con alcune teorie sciite, colorate di un sufismo guerriero.
Gradualmente, i Safavidi introducono delle trasformazioni nelle dottrine sciite, per adeguarle alle esigenze di uno stato sciita, dando un impulso straordinario non solo allo studio dottrinale, ma anche ad attività intellettuali e artistiche spesso con funzioni di propaganda: non dimentichiamo, infatti, che lo sciismo all’epoca è minoritario e quindi i Safavidi devono adoperarsi per convertire quanti più sudditi possibili alla loro fede. È in questo periodo che fioriscono e vengono incoraggiate alcune manifestazioni peculiari dello sciismo, come i rituali del Muharram, o i pellegrinaggi ai santuari. È durante l’epoca safavide, ad esempio, che nascono i rouzekhani (vedi cap. 3), così chiamati dal libro Rouzat al-Shuhada (Il paradiso dei martiri), un testo scritto nel XV secolo dal commentatore del Corano, di fede sunnita, Husayn Wa’iz al-Kashifi, che descrive il martirio dell’imam Hoseyn con tale partecipazione e pathos da essere entusiasticamente adottato dagli sciiti per le loro commemorazioni. I Safavidi favoriscono queste manifestazioni di devozione popolare, adoperandosi
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