Guerra nell'infinito by Heinlein Robert A

Guerra nell'infinito by Heinlein Robert A

autore:Heinlein, Robert A. [Heinlein, Robert A.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fanucci
pubblicato: 2012-06-01T21:34:45+00:00


«Stanotte lavoriamo, no?»

«Certo che lavoriamo. Credi che questa sia una sala da tè?»

«D'accordo, io lavoro al mattino e alla sera... così mi prendo un po' di tempo libero nel pomeriggio. Lei ha piatti puliti a sufficienza per durarle ore e ore.»

Charlie si strinse nelle spalle, e gli voltò le spalle. Don uscì dal ristorante.

Attraversando il fango e le folle che gremivano le strade, risalì Strada Buchanan fino al Palazzo dell'I.T. & T. Nel salone esterno c'erano numerosi clienti, ma quasi tutti si servivano dei telefoni automatici, o stavano facendo la coda davanti alle cabine, in attesa del loro turno. Isobel Costello era dietro la scrivania, e non pareva troppo occupata, benché stesse chiac-chierando con un soldato. Don andò all'estremità opposta del balcone, e aspettò che la ragazza fosse libera.

Dopo qualche tempo, lei riuscì a liberarsi del soldato intraprendente, e si avvicinò a Don.

«Be', se questo non è il mio piccolo nei guai! Come se la cava, figliolo?

È riuscito a cambiare il suo denaro?»

«No, la banca non l'ha accettato. Immagino che farà meglio a restituirmi il radiogramma.»

«Non c'è fretta; Marte è ancora in congiunzione. Forse troverà una mi-niera di uranio e diventerà ricco nel frattempo.»

Don rise, con un po' d'amarezza.

«Non è molto probabile!» Le spiegò quello che faceva, e dove.

Lei annuì.

«Potrebbe fare di peggio. Il vecchio Charlie è un tipo a posto. Ma quella è una brutta parte della città, Don. Faccia attenzione, specialmente quando è buio.»

«Farò attenzione. Isobel, mi farebbe un piacere?»

«Se non è impossibile, illegale, o scandaloso... sì.»

Don estrasse di tasca l'anello.

«Potrebbe custodire lei questo, per me? Tenerlo al sicuro, finché non le chiederò di restituirmelo?»

Lei lo prese, lo sollevò e lo guardò attentamente.

«Attenta!» disse Don, in fretta. «Non lo tenga in vista.»

«Uh?»

«Non voglio che nessuno sappia che l'ha lei. Lo faccia sparire.»

«Be'...» Lei gli voltò le spalle; quando tornò a voltarsi, l'anello era scomparso. «Cos'è tutto questo mistero, Don?»

«Vorrei saperlo.»

«Eh?»

«Non posso dirle niente di più. Voglio soltanto tenere al sicuro l'anello.

Qualcuno sta cercando di rubarmelo.»

«Ma... senta, questo anello le appartiene?»

«Sì. Non posso dirle altro.»

Isobel lo guardò in viso, attentamente.

«D'accordo, Don. Ne avrò cura io.»

«Grazie.»

«Nessun problema... almeno lo spero. Senta... torni qui presto. Voglio farle conoscere il direttore.»

«D'accordo, tornerò presto.»

Lei si allontanò, per occuparsi di un cliente. Don aspettò nella sala, fino a quando una cabina telefonica non fu libera, e poi comunicò il suo indirizzo all'ufficiale della sicurezza dell'astroporto. Fatto questo, ritornò ai suoi piatti.

Verso mezzanotte, centinaia di piatti più tardi, Charlie salutò l'ultimo avventore, e chiuse ermeticamente la porta di strada. Consumarono insieme una cena che non avevano avuto il tempo di consumare prima, il cinese con i bastoncini, Don con forchetta e coltello. Don scoprì di essere stanco, addirittura quasi troppo stanco per mangiare.

«Charlie,» domandò, «Come ha fatto a mandare avanti questo locale, senza aiuto?»

«Avevo due aiutanti. Si sono arruolati entrambi. I ragazzi non vogliono più lavorare, di questi tempi; sanno pensare solo a giocare ai soldati.»

«Così io lavoro per due, eh? Meglio assumere un altro ragazzo, altrimenti potrei decidere di arruolarmi anch'io.»

«Il lavoro ti fa bene.



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