Terra Nascosta by Markus Heitz

Terra Nascosta by Markus Heitz

autore:Markus Heitz [Heitz, Markus]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantasy
editore: BookVertigo
pubblicato: 2017-09-14T16:00:00+00:00


Nove

Terra Nascosta, regno di Weyurn,

6241º ciclo solare, inizio estate.

Rodario correva per salvarsi la vita.

La caverna era lunga e stretta, nella parte posteriore uno scosceso passaggio in salita conduceva direttamente davanti a una porta di ferro. L’acqua cominciava a lambirgli i piedi, per cui l’attore si affrettò su per il passaggio, verso la porta.

Sapendo che non si sarebbe aperta per lui, le passò oltre e cercò sopra di essa un’intercapedine che gli permettesse di entrare non osservato nel cuore della montagna.

Col livello dell’acqua, cresceva anche la paura di non sopravvivere a quella nuova avventura. Dopo un po’ tuttavia riuscì a individuare uno sportello di ferro ben nascosto nella roccia, da cui fuoriusciva del gas fetido. Prima che il suo buon senso lo mettesse in guardia rispetto a ciò che stava per fare, Rodario s’infilò a fatica nell’apertura e iniziò ad arrampicarsi nel pozzo, che era simile a quello di un camino.

Il condotto saliva infinitamente, come se dovesse sfociare nella cima della montagna. L’intenso odore di zolfo non dava tregua all’attore, che tossiva, sputava e sentiva lo stomaco ribellarsi; ma Rodario continuò a salire ostinatamente usando mani e piedi, finché non scivolò attraverso un’apertura e atterrò in una galleria che dava su una grande camera.

In un’immensa cisterna sotto di lui si stava accumulando acqua spumeggiante. Se la porta che si trovava sulla parete fosse rimasta chiusa, l’acqua avrebbe presto riempito tutto l’ambiente.

Rodario corse alla porta e pregò che dall’altra parte non vi fossero sentinelle. Spinse il chiavistello, che non era bloccato, e girò la piccola ruota fino a che non sentì dei forti scatti metallici; poi spinse la porta e corse fuori.

Nessuno lo aspettava per infilargli una lancia nello stomaco. Si trovava al termine di un tortuoso corridoio dalle pareti arrotondate, che parevano essere state levigate con un lungo lavoro fino a diventare lisce come marmo. Sulla pietra brillava del muschio, diffondendo una flebile luce marrone.

L’attore avanzò con cautela, badando a ogni rumore che tradisse la presenza di nemici e che potesse evitargli un incontro indesiderato con un albo. Gli tornò alla mente la silenziosità con cui si muoveva Narmora, mezz’alba e compagna del suo amico Furgas, e si disse che molto probabilmente avrebbe notato un albo solo mentre gli stava già tagliando la gola.

Poco dopo, Rodario si ritrovò di fronte a una porta simile alla precedente ma con più chiavistelli e assicurata con una manopola. La scostò leggermente e si fermò sentendo il calore e i rumori che ne sortivano: un baccano assordante che si ripeteva a distanze regolari, sbuffi e sibili di macchine, tintinnii acuti di martelli, voci di operai. L’aria odorava di metallo caldo, scorie, fuoco di carbone e petrolio. Se avesse creduto solo alle sue orecchie e al suo naso, l’attore avrebbe concluso di trovarsi nella fucina del regno dei Quinti.

Rodario si lasciò cadere sulle mani per non venire scoperto subito, poi aprì la porta, da cui passava una luce rossa, e strisciò dentro il nuovo ambiente. Sotto di lui c’era una lastra di ferro cui era attaccata una scala a pioli in metallo.



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