I mongoli by Morris Rossabi

I mongoli by Morris Rossabi

autore:Morris, Rossabi [Rossabi, Morris]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Universale Paperbacks il Mulino
ISBN: 9788815323736
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2015-10-14T22:00:00+00:00


4. Qubilai e la legittimazione

Queste politiche basate su un adattamento culturale e scientifico sino-mongolo aiutarono i mongoli, e soprattutto Qubilai, a ottenere il sostegno e la legittimazione come governanti della Cina; tuttavia, per quanto riguarda le rivendicazioni di Qubilai al Gran qa’anato, la situazione si era evoluta in modo sfavorevole. Egli non poteva contare né sull’Orda d’Oro e sul qa’anato dell’Asia centrale, sostenitori del fratello e poco propensi ad accettare la sua supremazia, né sui mongoli della Persia e dell’Asia occidentale, suoi unici alleati, impegnati in un conflitto con l’Orda d’Oro che rappresentava un ulteriore fattore di divisione all’interno del mondo mongolo. Sebbene l’Asia occidentale fosse virtualmente autonoma, i governanti della Persia si riconoscevano simbolicamente vassalli del Gran Qa’an, con il quale intrattenevano scambi commerciali e, ugualmente importanti, culturali, religiosi e artistici.

I tentativi di Qubilai di affermare la propria legittimità sulla Cina ebbero miglior fortuna. Nel 1267 egli avviò la costruzione di una capitale proprio nel cuore della civiltà sedentaria, un segnale importante per i sudditi cinesi. Qaraqorum si era rivelata una scelta inadeguata per un grande impero giacché non aveva un retroterra in grado di rifornire rapidamente una popolazione in crescita con cibo e altri generi di prima necessità. Qubilai ordinò la costruzione di Dadu (Grande capitale) nell’attuale area di Pechino e reclutò un gruppo multietnico di artigiani e lavoratori per attuare questo progetto. La posizione della città, che si trovava più a nord rispetto alla maggior parte delle capitali cinesi, gli permise di controllare la patria a nord e, contemporaneamente, la Cina. L’unico aspetto negativo fu la scarsità di grano per le esigenze di una vasta popolazione, che Qubilai risolse prolungando il Grande Canale dal più fertile sud quasi fino a Dadu.

Egli si assicurò che la città risultasse familiare ai cinesi al fine di ingraziarseli. La pianta, che si sviluppava lungo assi simmetrici est-ovest e nord-sud, le undici porte (con torri a tre piani su ciascuna di esse) che consentivano l’ingresso e la separazione tra la Città imperiale, la residenza del clan imperiale, la cinta muraria interna dove risiedevano i funzionari civili e militari e quella esterna, riservata ai comuni cinesi, ebbero tutte un’impronta cinese sia nella concezione sia nella forma architettonica. Gli edifici all’interno della Città imperiale, come la sala riservata agli emissari stranieri, gli alloggi del qa’an, delle mogli e delle concubine ricordavano quelli di una capitale cinese. Laghi, giardini e ponti solcavano la Città imperiale, ancora un’altra somiglianza con le tradizionali capitali cinesi. Eppure il tocco mongolo era evidente. Tende e paraventi di ermellino arredavano la zona notte, un retaggio dello stile di vita dei mongoli improntato alla caccia e alla pastorizia. Qubilai e i figli spesso vivevano nelle ger (tende), nei pressi dei palazzi e quando una delle mogli di Qubilai era prossima a partorire si trasferiva in una di esse per dare alla luce il bambino.

Mentre Dadu diventava ben più di una città in stile cinese, la vecchia capitale di Qubilai finì per acquisire altre finalità. Shangdu divenne una sorta di «oasi» dei costumi mongoli, un luogo di soggiorno e un parco per la caccia.



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