I Premi Hugo 1976-1983 by Isaac Asimov

I Premi Hugo 1976-1983 by Isaac Asimov

autore:Isaac Asimov [Asimov, Isaac]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2011-07-24T20:40:17.399345+00:00


T'uupieh restò silenziosa, fissando l'occhio impassibile del demone. Il nuovo giorno stava trasformando le nuvole da cumuli bronzei in un fiammeggiare dorato; il bagliore filtrava tra le fronde scintillanti degli alberi nodosi, riflettendosi sulle verdi, lucide superfici dei dirupi e dei pendii, e infine sulla superficie brunita del carapace del demone. Lei rosicchiò le ultime sfilacciature di carne da un osso, costringendosi a nutrirsi, appena cosciente di ciò che stava facendo. Aveva già inviato degli osservatori in direzione della città, per tener d'occhio Chwiul... e il gruppo di Klovhiri. Dietro di lei il resto della banda si stava adesso preparando, provando le armi e i riflessi, oppure riempiendosi la pancia.

E il demone non le aveva ancora parlato. C'erano state altre occasioni in cui aveva scelto di non parlare per molte interminabili ore; ma dopo le sue folli farneticazioni della notte prima, lei era ossessionata dal pensiero che potesse non parlarle mai più. La sua preoccupazione crebbe, accendendo la miccia della sua collera, che quel mattino era già fin troppa. Al punto che, in un accesso di rabbia, avanzò e sconsideratamente colpì la sonda con la mano aperta: — Parlami, mala'ingga!

Ma quando la sua mano toccò la superficie, un dolore, come una fiammata incandescente, le attraversò fulmineo i muscoli del braccio. Ella balzò indietro con un'esclamazione di sorpresa, scrollando la mano. Mai prima di allora il demone aveva reagito contro di lei, mai le aveva fatto del male in alcun modo. Ma lei, non aveva mai osato colpirlo prima di allora, lo aveva sempre trattato con calcolato rispetto. Sciocca! Ella si guardò la mano, temendo di vederla malamente ustionata, il che avrebbe costituito una grave menomazione per l'attacco di oggi. Ma la pelle era perfettamente liscia e senza vesciche, e soltanto un'intensa sensazione di bruciore testimoniava della scossa ricevuta.

— T'uupieh, stai bene?

Si girò e vide Y'lirr, che le era giunto silenziosamente alle spalle, fra il serio e lo spaventato. — Sì — lei annuì, frenando una risposta più tagliente alla vista della sua preoccupazione. — Non è stato nulla. — Egli le aveva portato il suo arco doppio e la faretra, lei si protese ad afferrarli proprio con la mano che le faceva male, con gesto disinvolto, e se li infilò a tracolla. — Vieni, Y'lirr, noi dobbiamo...

— T'uupieh. — La voce arcana del demone la chiamò all'improvviso. — T'uupieh, se credi nel mio potere di cambiare il destino a volontà, allora devi tornare indietro e ascoltarmi.

Ella si voltò; sentì Y'lirr esitare alle sue spalle. — Sì, io credo in tutti i tuoi poteri, mio demone! — Si sfregò la mano colpita.

Le profondità ambrate dell'occhio assorbirono la sua espressione, lessero la sua sincerità; o per lo meno, lei lo sperò. — T'uupieh, so che non sono riuscito a convincerti. Ma voglio che tu... — le sue parole si fecero inintellegibili, — ... in me. Voglio che tu sappia il mio nome. T'uupieh, il mio nome è...

Ella udì Y'lirr che, dietro di lei, lanciava un grido di orrore. Girò la testa, vide



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