I racconti delle Fate by Carlo Collodi

I racconti delle Fate by Carlo Collodi

autore:Carlo Collodi
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
editore: Adelphi
pubblicato: 1976-11-15T23:00:00+00:00


...E nel dir così, senza esitare, tagliò la gola alle sue sette figliuole...(Pollicino)

Fiorina allora capì subito la ragione perché il Re non l'aveva udita, e disse al cameriere:

"Sono tanto sicura di non disturbare i sonni del Re, che stasera, nel caso che io dorma nella sala degli Echi, se non gli darete nemmeno una goccia d'oppio, tutte queste perle e diamanti saranno per voi".

Il cameriere accettò e dette la sua parola.

Dopo pochi minuti arrivò Trotona e vide la Regina che faceva finta di voler mangiare il suo pasticcio.

"Che cosa fai costì, Visosudicio?" le disse.

"Signora", rispose Fiorina, "son qui che mangio astrologhi, musici e dottori di medicina."

In quello stesso momento gli uccelli cominciarono a cantare dolcemente, come tante sirene; poi gridavano: "Buttateci una piccola moneta d'argento e vi diremo la buona ventura", Un anatrotto, che torreggiava sugli altri, disse più forte di tutti: "Qua, qua, qua, qua; io sono medico, io guarisco la gente da tutti i mali e da tutte le pazzie, fuori che da quella d'amore".

Trotona sbalordita da questo portento non veduto mai in vita sua, gridò, sagrando come un vetturino:

"Affeddìo, che bel pasticcio! Lo voglio per me. Qua, Visosudicio: quanto ne chiedi?".

"Il solito prezzo", ella disse, "dormire nella sala degli Echi, e nient'altro."

"Sta bene, e ti voglio dar per giunta anche questa moneta", disse Trotona, fuor di sé dall'allegrezza di avere avuto il pasticcio. Fiorina se ne va via ringraziando, tutta contenta per la speranza che questa volta il Re avrebbe sentita la sua voce.

Appena venne la notte, ella si fece condurre nella sala degli Echi, colla passione che la struggeva che il cameriere mantenesse la parola e che, invece di dare al Re il solito oppio, gli mettesse innanzi qualche altra bevanda da tenerlo desto; quando poté figurarsi che tutti dormissero, ella ricominciò i suoi pietosi lamenti:

"A quanto pericolo non sono io andata incontro", ella diceva, "per venirti a cercare, mentre tu mi fuggi e vuoi sposare Trotona! Che t'ho io fatto, crudele, per scordarti così i tuoi giuramenti? Rammentati almeno qualche volta della tua metamorfosi, del mio amore e dei nostri teneri colloqui!".

Ella ripeté questi colloqui a uno a uno, e con tanta fedeltà di memoria, da far vedere che per lei non c'era altra cosa al mondo che le fosse più cara di questi ricordi.

Il Re non dormiva punto, e sentiva così distintamente la voce di Fiorina e tutte le sue parole, che non sapeva raccapezzarsi da dove venissero: ma il suo cuore, teneramente commosso, gli fece ricordare così al vivo l'immagine della sua incomparabile Principessa, che nel trovarsi ora diviso da lei sentì il medesimo dolore di quando i coltelli lo ferirono fra i rami del cipresso. E anch'esso si mise a parlare sullo stesso tono della Regina, e disse:

"Ah! Principessa troppo crudele per un amante che vi adorava! com'è egli mai possibile che mi abbiate sacrificato ai nostri comuni nemici?...".

Fiorina udì le cose che il Re diceva, e non si stette dal rispondergli e dal fargli sapere che s'egli avesse voluto degnarsi di



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.