I sindacati by Mimmo Carrieri

autore:Mimmo Carrieri [Carrieri, Mimmo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Farsi un'idea
editore: il Mulino
pubblicato: 2012-04-14T22:00:00+00:00

3.

I sindacati in Italia

Cgil, Cisl e Uil

Dopo la lunga parentesi del fascismo, il sindacalismo italiano torna a rinascere libero e unitario.

Il fascismo aveva creato le istituzioni del corporativismo, che inglobavano nello Stato tutte le rappresentanze sociali e ne riducevano forzosamente le differenze. Prima dell’avvento del fascismo si era infatti affermata la presenza di una pluralità di filoni e culture sindacali e di altrettante organizzazioni: il riformismo, prevalente nella Cgdl; l’opzione rivoluzionaria, che trovava espressione nell’Usi; la matrice cattolica, incarnata dalla Cil; e non mancavano altri fermenti dentro una varietà in movimento.

Nel 1944 il nuovo sindacalismo nasce da un patto politico tra le principali culture partitiche antifasciste (comunista, cattolica e socialista), che costituiscono una confederazione comune, la Cgil. È dunque questa una fase di forte unità tra le forze che si opponevano al nazifascismo, segnata da un evidente primato dei partiti rispetto ad un’organizzazione – quella sindacale – da costruire e a quadri – i sindacalisti – da reinventare.

Quell’unità durò quattro anni e nel 1948 la divisione politica tra i partiti di massa antifascisti, legata alle spaccature della guerra fredda, che avevano condotto all’esclusione dal governo dei socialisti e comunisti, portò alla scissione della Cgil. Nacquero successivamente la Cisl, espressione non confessionale dell’universo cattolico, e la Uil, che aveva le sue radici nel mondo laico e successivamente socialista. Ancora una volta sono le fratture politiche e ideologiche a spiegare in quegli anni le vicende sindacali e dunque la scissione.

Quando parliamo di sindacati in Italia siamo abituati a vedere o a immaginare piazze piene di bandiere con le sigle d’organizzazione e a pensare ad una specie di scioglilingua: Cgil, Cisl, Uil. Le tre confederazioni, spesso citate a braccetto (un po’ meno negli ultimi anni), sono spesso considerate come «il» sindacato. Sembra dunque naturale che nel nostro paese vi siano più sindacati, ma in qualche modo legati tra loro. In effetti questa pluralità di culture (e organizzazioni) va considerata come una costante della nostra realtà. Essa si presenta anche più varia e ricca: va oltre le tre confederazioni principali, che pure costituiscono l’ossatura fondamentale delle relazioni industriali italiane. Come vedremo tra poco, i sindacati sono più numerosi, e in alcuni casi altri attori possono giocare un ruolo non secondario.

I rapporti reciproci tra i soggetti sindacali, almeno quelli derivati dalla costola originaria della Cgil, sono stati oscillanti nel tempo. Dopo un ventennio di divisioni, si è avuta una lunga fase di bonaccia e di quasi unità sindacale a partire dalla fine degli anni sessanta, mentre nell’ultimo decennio si sono registrati numerosi episodi di disunione tra le confederazioni, con una contrapposizione che ha visto la Cgil da una parte e la Cisl e la Uil dall’altra. Tra i casi più eclatanti ricordiamo subito i recenti accordi aziendali della Fiat a Pomigliano e Mirafiori (2010 e 2011). Li citiamo anche perché hanno visto avanzare un altro soggetto: la Fiom, il sindacato dei meccanici della Cgil, che si è proposto sulla scena con un profilo proprio, inedito e aggressivo, qualche volta in polemica con la stessa confederazione di appartenenza.

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