Il correttore di bozze (Italian Edition) by Salvatore Savasta

autore:Salvatore Savasta [Savasta, Salvatore]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2020-03-01T16:00:00+00:00

Capitolo 7

CHE POI, MORIRE SOLI NON FA COSÌ SCHIFO.

E’ VIVERE SOLI CHE CI LOGORA L’ANIMA

Cit. Salvatore Savasta

Ci ritrovammo nella mia camera da letto. L’ultima cosa che ricordo nitidamente è che avevo fatto scivolare goffamente le mie mani sotto il suo maglione sottile e che il contatto con la sua pelle calda aveva scatenato una tempesta ormonale nella mia testa.

Non ricordo come arrivammo nel letto, né chi dei due avesse acceso la luce, ricordo solo che ci stavamo eccitando a vicende sopra le coperte del mio letto, come due adolescenti in preda agli istinti più caldi e più desiderosi l’uno dell’altro.

Gli strappai letteralmente il maglione e la camicia di dosso, tanta era l’ansia di arrivare al contatto con il suo corpo. Non avrei mai pensato di ritrovarmi in una situazione di questo tipo, eppure il mio cazzo fa male, rinchiuso in quegli slip, che ormai faticano a contenerlo.

Tuttavia, nonostante le vertigini del momento, mi ci volle più di un momento, fermo a contemplare un torace sodo e piatto, con due deliziosi capezzoli marroni e un irresistibile cespuglio di peli scuri nel mezzo. Li baciai immediatamente, quei capezzoli turgidi e scuri, mentre Lorenzo ringhiava di piacere. Guardai i suoi addominali morbidi e li esplorai prima con le dita e poi con le labbra. Le sue mani, invece, scivolavano per tutta la lunghezza della mia schiena, provocandomi brividi senza tempo.

Quando raggiunse i miei fianchi, afferrò la mia maglia e sollevai le braccia per permettergli di togliermela. Quando lo fece, appoggiai il mio petto nudo al suo. Ripresi a baciarlo con passione, come se volessi arrivare alla sua anima attraverso quelle labbra che succhiavo e mordevo. Ci girammo sul letto e lo ritrovai su di me, provando i nuovo la sensazione di avere il suo cazzo che sfregava contro il mio. Non volevo niente di più che strapparmi e strappargli via di dosso questi stupidi pantaloni. Lo volevo sentire, senza ulteriori barriere.

Le sue labbra e la sua lingua mi stavano letteralmente torturando il collo, lasciandomi gemere di piacere libidinoso.

Mi leccò e morse un capezzolo. Nessuna ragazza lo aveva mai fatto. Non credevo che mi sarebbe piaciuto così tanto. Sentivo i brividi correre lungo il mio corpo, con frenesia. Lo vidi sorridere, mentre con i palmi tastava i brividi che correvano lungo le braccia.

Corse con la lingua lungo l’addome, fino a fermarsi all’altezza dei pantaloni. Non mi accorsi neppure di quanto fu veloce, ma in meno di dieci secondi mi aveva sbottonato la cinta e tirato giù gli slip, senza mai smettere di leccarmi il ventre, finché non riuscì a liberare il cazzo dalla morsa delle mutande ormai bagnate.

Con la schiena sul letto, alzai il collo e guardai in basso. Vidi il suo viso pallido, con le guance arrossate e le pupille sgranate di desiderio, mentre fissavano il mio membro.

«Ce l’hai grande» Mi sussurrò con la sua voce baritonale, mentre il suo alito caldo accarezzava il mio glande. Risposi con un gemito angoscioso e lo guardai mentre le sue mani avvolsero la mia asta dura e fremente.

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