Il dio della guerra by Andrea Frediani

Il dio della guerra by Andrea Frediani

autore:Andrea Frediani [Frediani, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2023-07-27T22:00:00+00:00


XVII

Patroclo si accasciò sulla sedia, stremato e ansimante, mentre Tecmessa rimase sul tavolo a terminare, da sola, ciò che lui non aveva la forza di fare. Emise anch’essa un lungo sospiro di soddisfazione: ormai aveva imparato a finalizzare il piacere anche da sola, sebbene avesse istruito a sufficienza Aiace su come dare soddisfazione anche a lei e costituito con lui un affiatamento cui faceva fatica a rinunciare. Con Patroclo era stato tutto diverso. Bello, ma più delicato, meno intenso. Forse dipendeva dal fatto che era la loro prima volta, o magari semplicemente dal carattere meno irruento del giovane: fatto sta che era stato tutto più… tenue.

In ogni caso, grazie a quella nuova esperienza aveva capito che, di base, gli uomini tendevano tutti a concentrarsi sul proprio piacere, ignorando che anche le donne potevano provarne. Andavano istruiti, e solo i più volenterosi, o quelli che tenevano davvero a compiacere, mostravano la pazienza per imparare a dare, oltre che a ricevere. Si chiese se Patroclo si sarebbe mostrato disposto a imparare, ma suppose di sì: altro discorso sarebbe stato con un tipo arrogante come Aiace d’Oileo. E forse perfino con Diomede, civile ma troppo sicuro di sé, sarebbe stato più difficile. Con il suo padrone c’era riuscita solo perché era facilmente manipolabile.

Ma era tempo per passare alla seconda fase della sua strategia, molto più importante che non rendere Patroclo un degno amante.

«È stato bellissimo… Altro che col mio padrone», mentì. Almeno in parte. Ma quella donna che l’aveva istruita le aveva ripetuto più volte quanto fosse importante gratificare un uomo anche con le parole: se la bevevano sempre, perché era ciò che volevano sentirsi dire.

«Anche… per me», rispose Patroclo ansimando ancora. «Se Afrodite prendesse sembianze umane, assumerebbe le tue: sembri una dea dell’amore».

Tecmessa sorrise, in parte per scherno: Patroclo ignorava quanto puntasse, invece, a essere Eris, la dea del caos e della discordia, perfino quando faceva l’amore.

«Mi hai fatto finire presto, per quanta voglia mi hai fatto venire. Mi dispiace che sia durato così poco: avrei proseguito per ore», proseguì il giovane.

«Nulla ci vieta di farlo di nuovo», replicò lei; se davvero il seme di Aiace era inerte, conveniva dare a questo ragazzo più di un’opportunità, si disse.

Patroclo fece una smorfia di frustrazione. «Temo di dovermene andare adesso: la battaglia finirà, presto o tardi. Ma ti assicuro che tra poco sarei di nuovo pronto a prenderti».

La sua considerazione le offrì il pretesto per entrare in argomento. Doveva sapere come la pensava Patroclo al riguardo. «Già… Una battaglia cui voi non partecipate», ribatté. «Ed è un vero peccato, perché con i mirmidoni e con Achille, la vittoria sarebbe assicurata».

Il giovane sospirò. «Puoi dirlo forte. Ma la decisione non spetta a me, purtroppo. Fosse per me combatterei, eccome. Ma il mio capo è molto orgoglioso, e non cederà».

Per quanto la riguardava, di achei potevano morirne in quantità, senza il supporto dei mirmidoni sul campo di battaglia. Quello che le importava era seminare discordia tra loro. Anzi, accentuare le tante che già esistevano. E a quanto pareva, anche tra Achille e Patroclo non tutto andava a gonfie vele.



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