Il ritorno di Teseo by Mary Renault

Il ritorno di Teseo by Mary Renault

autore:Mary Renault [Renault, Mary]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-01-10T12:00:00+00:00


5

Cresceva come i fiori primaverili, come un giovane pioppo piantato vicino a un torrente.

Gli trovammo una buona balia. Sua madre non aveva molto latte e smaniava per le colline selvagge e per me. Ma appena tornata dalla caccia, correva a prenderlo in braccio e se lo faceva saltare sopra le spalle. Lui amava le sue forti mani, e strillava di gioia. Prima che avesse imparato a camminare, Ippolita già lo portava in sella e si lanciava al galoppo tenendolo dritto davanti a sé: non aveva più paura della groppa del cavallo di quanto non ne avesse del ventre della balia. Ma vicino al fuoco, la sera, lo prendeva sulle ginocchia come una madre qualsiasi e gli cantava i lunghi canti delle terre del Nord nella sua lingua. Ho fatto da padre a un buon numero dei miei figli e a tutti ho provveduto, se sapevo della loro esistenza. A palazzo ce n’erano sei o sette. Ma sembrava nella natura delle cose che, quando andavo a vederli, le loro madri dicessero: «Adesso fa’ il bravo e comportati bene, ecco che arriva il re». La gente non ci mise molto a capire che questo aveva rapito il mio cuore.

Ma quanto più splende la luce, tanto più lontano si vede. Risplendeva troppo chiaramente: il suo amore e il mio, l’eccezionalità del bambino e la speranza del mio cuore. Adesso governavo ad Atene da nove anni, e conoscevo il popolo; sentivo, come il timoniere sente il mutare dell’onda, che non erano più dalla mia parte.

Quando avevo amato qua e là, l’avevano presa alla leggera; anzi quello era un vanto. Avrei potuto popolare da solo un’altra Attica, se tutte le loro storie fossero state vere. Poteva andare bene come un’altra avventura: Teseo che giace con la regina delle Amazzoni e hanno un figlio. Ma il tempo passava e lei viveva come mia regina in tutto, tranne che nel nome. Infine capirono che, fosse stato per me, avrebbe avuto anche quello. Allora il loro atteggiamento mutò.

Il pericolo non stava tanto nella paura del cambiamento e della novità che pervade gli uomini da poco. Il loro vero timore era antico, aveva profonde radici in tutti i Greci. Lei aveva servito la Dea, e io non l’avevo addomesticata. Si ricordavano anche di Medea. Pensavano, e forse avevano ragione, che se non fossi arrivato io, Medea avrebbe allontanato dal trono mio padre e lo avrebbe sacrificato alla fine dell’anno, come si faceva ai tempi del Popolo del Mare che abitava la nostra terra prima di noi, e alla fine avrebbe restaurato la vecchia religione.

Era vicino alla terra, tra i contadini, che questa voce si spargeva come una pianta rampicante. Se l’avessi previsto, probabilmente non avrei chiamato il ragazzo Ippolito: è usanza del Popolo del Mare che il figlio prenda il nome della madre.

I nobili, se l’avessero voluto, avrebbero potuto fare molto per tenere a freno quelle chiacchiere. Conoscevano lo stile di vita di Ippolita e potevano appurare la verità in prima persona. Ma avevano anche loro qualcosa da ridire. Erano gelosi del potere che lei esercitava su di me, dei suoi amici, del sangue nuovo a palazzo.



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