Il falco e la rosa by Autori Vari

Il falco e la rosa by Autori Vari

autore:Autori Vari [Vari, Autori]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852025969
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


5

Da quando Gherardo e Lucrezia si erano trasferiti a Palazzo Monfalco, tre settimane prima, nella casa aleggiava una sottile tensione che innervosiva non poco Lapo. Olivia era diventata sgusciante come un’ombra e, quel che era peggio, chissà perché gli rivolgeva a stento la parola. Gli sembrava che anche il padre di lei stesse sulle sue. Il custode era cortese, ovviamente, più che mai ossequioso, ma Lapo avvertiva la mancanza di quell’affabilità che Forese e la figlia gli avevano riservato inizialmente. E per lui era stato un po’ come sentire di avere una parvenza di famiglia, dopo tanto vagabondare.

Bisogna dire che Lucrezia si comportava come se fosse ormai la legittima contessa, anziché un’ospite temporanea. La servitù era in soggezione perché la cugina era di indole autoritaria e comandava a bacchetta. Le obbedivano senza fiatare, timorosi perfino di muoversi senza il suo benestare. Quando si infuriava, i suoi strilli indignati riecheggiavano nel palazzo, e prima che si rabbonisse ce ne voleva. Aveva addirittura dato un ceffone alla stiratrice, così maldestra da strinarle una sottogonna.

Lapo deplorava che avesse alzato le mani su una domestica. Lucrezia metteva a dura prova la sua pazienza e francamente era stanco di una situazione che rischiava di sfuggire al suo controllo. E più la cugina imponeva le proprie regole, più Olivia arretrava cedendo terreno a una donna usa a dettare legge, ma per Lucrezia era normale impartire ordini perfino a lei. Sembrava non le entrasse in testa il concetto che la figlia di Forese non era al servizio del conte, e che si limitava a coadiuvare il padre al posto di Malvina.

Oltre a spadroneggiare e a impiegare ore a farsi bella, Lucrezia si aggirava nel palazzo con la cupida espressione di chi annota in una sorta di catalogo mentale il singolo valore di oggetti e arredi. In alternativa, esigeva di farsi scortare da Lapo a feste e balli, lasciando velatamente intuire ai vari conoscenti che un fidanzamento con lui era più di un’eventualità.

Una sera, al Teatro del Cocomero, lo aveva ostentato con le amiche come un promesso sposo riluttante a dichiararsi ufficialmente. Lui aveva cercato di dirle che neppure si sognava di sposare una simile despota, ma il diritto di replica era inesistente per la cugina, che lo zittiva prontamente cambiando argomento con astuzia. Tutto questo acuiva in lui un’insofferenza che era in procinto di degenerare, scaricandosi sugli ospiti invadenti L’insistente assedio di Lucrezia era esasperante al punto da fargli digrignare i denti quando sbatteva civettuola le ciglia fissandolo con espressione melensa. Lo indisponevano le leziose schermaglie di quella sfacciata, ma come poteva scacciare lei e il fratello? L’ospitalità era sacra per Lapo.

Gherardo, peraltro, era l’individuo più antipatico con cui avesse avuto a che fare. Si erano recati insieme a caccia nella tenuta dei Monfalco, situata nei pressi di Poggio a Caiano. La proprietà era composta di fattorie, ora deserte, e di un discreto appezzamento di terreno che Lapo si riprometteva di affidare a un intendente in grado di incrementare i raccolti e di colmare i granai, anche assumendo volenterosi coloni.



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