Il Giglio Rosso by Anatole France

Il Giglio Rosso by Anatole France

autore:Anatole France [France, Anatole]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa, Fiction, Romanzo, General
ISBN: 9788897074014
editore: Dakota Press
pubblicato: 2012-10-14T22:00:00+00:00


Capitolo 16

Quando, nel suo mantello grigio, Teresa giunse al Lungarno Acciaiuoli, verso le sei e mezzo, Dechartre l'accolse con uno sguardo umile e radioso da cui fu commossa. Il sole tramontava, imporporando le acque gonfie dell'Arno. Rimasero un momento silenziosi. Mentre, seguendo la linea monotona dei palazzi, andavano verso il Ponte Vecchio, essa gli parlò per la prima.

– Vedete, sono venuta. Ho creduto di dover venire. Non mi sento innocente di quel ch'è successo. Lo so bene: ho fatto quanto occorreva perchè foste con me quello che siete adesso. Il mio contegno v'ha dato dei pensieri che non avreste avuto.

Egli sembrava che non comprendesse. Teresa riprese:

– Ero egoista, ero imprudente. Mi piacevate; provavo della simpatia per il vostro spirito, non potevo più stare senza di voi. Ho fatto quel che ho potuto per attirarvi, per trattenervi. Sono stata civetta… Non lo ero freddamente, nè con perfidia; ma lo ero.

Egli scosse la testa, negando d'essersene accorto.

– Sì! sono stata civetta. Eppure non è mia abitudine. Ma con voi lo sono stata. Non dico che abbiate tentato di approfittarne, come del resto avevate il diritto di fare, nè che n'abbiate provato della vanità. Non ho notato che foste leggero. Può darsi che non ve ne siate accorto: gli uomini superiori mancano qualche volta di sottigliezza. Ma so bene che non sono stata quel che avrei dovuto essere. E ve ne chiedo scusa: ecco perchè sono venuta. Restiamo buoni amici, finchè siamo ancora in tempo.

Egli le disse, con accorata dolcezza, che l'amava. Le prime ore di quest'amore erano state facili e deliziose: egli non voleva altro che vederla e rivederla ancora. Ma ben presto lo aveva turbato, tratto fuori di sè, straziato. Il male era esploso improvviso e violento, un giorno, sulla terrazza di Fiesole. E adesso, egli non aveva più il coraggio di soffrire e di tacere. Gridava verso di lei. Non era venuto con un proposito deliberato. Se aveva confessato la sua passione, era stato per forza e suo malgrado, per un bisogno inesorabile di parlare di lei a lei stessa, perchè essa era per lui il solo essere che esistesse al mondo. La sua vita non era più in lui: era in lei. Doveva dunque saperlo, che l'amava, e non già con molle e vaga tenerezza, ma con ardore aspro e crudele. Ahimè! egli aveva l'immaginazione esatta e precisa. Sapeva, vedeva sempre quel che voleva, ed era una tortura.

Eppoi, gli sembrava che, uniti uno all'altra, proverebbero quelle gioie per cui la vita è degna d'esser vissuta. La loro esistenza sarebbe un'opera d'arte bella e nascosta. Penserebbero, comprenderebbero, sentirebbero insieme. Sarebbe un mondo meraviglioso di emozioni e d'idee.

– Noi faremmo della vita un giardino delizioso.

Ella finse di credere all'innocenza di quel sogno:

– Sapete bene che sono sensibile al fascino del vostro spirito. Mi sono fatta un bisogno di vedervi e di ascoltarvi: ve l'ho lasciato vedere anche troppo. Contate sulla mia amicizia, e non tormentatevi più.

Gli stese la mano. Egli non la prese, e rispose bruscamente:

– Io non voglio la vostra amicizia; non la voglio.



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