Il lavoro di una vita by Rachel Cusk

Il lavoro di una vita by Rachel Cusk

autore:Rachel Cusk [Cusk, Rachel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2021-02-05T12:00:00+00:00


Orso grosso

Ci sono libri sulla gravidanza, come ci sono sulla maggior parte delle cose. Per raggiungerli devi superare l’intera libreria, il mondo civilizzato della narrativa e della poesia, i sobborghi dei dizionari e dei libri di testo, i manuali che insegnano a riparare la motocicletta o a piantare le begonie, o a fare la dichiarazione dei redditi. I manuali di puericultura si trovano nell’ultima propaggine delle esperienze umane documentate, subito dopo i libri sulle diete e appena prima dell’astrologia.

Mi rendo conto che si può fare di ogni cosa uno specialismo, disgregando l’innata fiducia di coloro a cui ti rivolgi. Piú leggo, piú mia figlia si allontana da me e diventa un oggetto il cui uso devo re-imparare, la cui conformità a oggetti simili a lei scatena ansie liminali. La maggior parte di questi manuali esordisce, come la fantascienza, con uno scenario apocalittico, in cui il mondo cosí come lo conosciamo è scomparso, sostituito da un altro, sui cui principî dobbiamo essere edotti. Il mondo scomparso è quello della madre. È il mondo della sua fanciullezza, di cui sua madre è stata l’ultima abitante. A quei tempi, continua la storia, erano le loro stesse madri che dicevano alle madri cosa e come fare. L’apocalisse, le cui cause rimangono ignote, ma che quasi tutti concordano nel considerare recente, ha posto fine a tutto ciò. Come la grande biblioteca di Alessandria, un universo di conoscenze è svanito tra le fiamme. Una linea gerarchica si è spezzata. Non sapremo mai cosa queste madri sussurrassero alle figlie, quali segreti abbiano tramandato nel corso degli anni. Probabilmente qualcosa sul lasciare i bebè dentro una carrozzina in fondo al giardino. Ma il punto è che questo è un mondo nuovo – e, sotto certi aspetti, migliore. Tu sei la prima madre. E il libro che tieni in mano è il primo libro.

Mia madre non mi ha raccontato granché sulla maternità, è vero. Diceva di non ricordarsene. Nessuno di voi piangeva mai, diceva tenendosi sul vago, salvo aggiungere che forse si sbagliava. A quanto pare anche lei aveva sentito parlare dell’apocalisse. Oggi fate tutto diverso, diceva. Mi ha comprato un manuale di puericultura, in copertina c’è un brutto bebè che fa le linguacce. Ogni volta che guardo quell’immagine, mi torna in mente ciò che pensavo dei bambini prima di averne una, e ciò che loro pensavano di me. È un ricordo traumatizzante, come un’occhiata inattesa in uno specchio. All’interno, il libro è di buona qualità e vagamente intimidatorio. Pullula di liste ed elenchi puntati, e anche di punti esclamativi, in funzione apparentemente umoristica: mi nuotano davanti, fremono impazziti, imbarazzanti come le battute dei politici. La loro giovialità non riesce a mascherare la libidine dittatoriale degli studiosi di puericultura. Gli autori prescrivono un regime obbligatorio, indiscriminato, forse a vita, di allattamento al seno. Il tutto corredato di immagini, donne che allattano nude, a letto, in bagno, in gruppo o da sole. C’è la foto di una donna che allatta una bambina di almeno sei anni. Sono vestite uguali, hanno gli stessi capelli biondi, lunghi e lucenti.



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