Il mondo visto dai libri by Hans Tuzzi

Il mondo visto dai libri by Hans Tuzzi

autore:Hans Tuzzi [Tuzzi, Hans]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Skira
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Con il naufragio del Titanic, nel 1912, perirono 1.517 persone, nove cani e si persero, oltre alla fiducia nel progresso, una mummia egizia e ricchezze assicurate per trecento milioni di dollari odierni (la sola collana di perle di Mrs. Eleanor Elkins Widener venne stimata 750.000 dollari). Fra questi beni, due libri preziosi. Il giovane miliardario Henry Widener portò con sé negli abissi un esemplare dell’edizione 1598 degli Essais di Francesco Bacone acquistato a Londra da Bernard Quaritch, il famoso libraio antiquario. E, insieme, l’Atlantico inghiottì un esemplare delle Rubaiyyàt di Omar Khayyam nella traduzione di Edward Fitzgerald (1859) in una legatura a coda di pavone con oltre mille pietre preziose montate in oro eseguita dai londinesi Sangorski & Sutcliffe per un collezionista americano che non la ricevette mai.

Questo per dire che l’introduzione della copertina industriale, a partire dagli anni trenta del XIX secolo, non ha ucciso l’arte della bibliopegìa: il mestiere di legatore artigiano è infatti sopravvissuto per la gioia degli happy few. La rivoluzione albeggia a fine Ottocento, con i movimenti culturali che, soprattutto in Gran Bretagna Germania e Francia, avversano l’età plumbea dell’industria, e per la legatura si manifesta compiutamente con la nascita delle avanguardie artistiche: Liberty, Art Déco, Surrealismo e Cubismo, e nel secondo dopoguerra ogni sperimentalismo di tecniche e materiali, danno vita a veri e propri capolavori realizzati sia su libri d’artisti concepiti per pochi collezionisti facoltosi sia – soprattutto in Francia – sui normali volumi in commercio.

La prima rivoluzione del gusto ha per alfiere Henri Marius-Michel fils che dal 1876 allo scoppio della Grande Guerra impone lo stile floreale: mosaici di pelle di colori diversi fanno sbocciare limoni, calle, fleurs du mal, riutilizzando, su disegni per il tempo modernissimi, le antiche tecniche di cuir ciselé (inciso) e repoussé (sbalzato). L’idea che opere contemporanee richiedessero stili contemporanei si rivelò vincente: tramontato il Liberty, le dinamiche geometrie dell’Art Déco trovarono due campioni in François-Louis Schmied e Pierre Legrain. Se del primo sono celebri e ricercatissimi quei capolavori dove, agli scomparti mosaicati in marocchino, s’accompagnano le preziose lacche in oro e guscio d’uovo di Dunand, i mosaici in marocchino a filetto del secondo, sovente con preziosi inserti dorati, ne fecero – a dispetto della morte precoce, nel 1929, a soli quarantun anni – il maestro di un’intera generazione, da Rose Adler a Paul Jouve, e, ancor più, colui che primo impose il legatore non come artigiano, bensì come artista. Su questa via, la fiaccola fu raccolta da Paul Bonet (1889-1971) negli anni del Cubismo trionfante. E davvero per lui può valere il paragone con Picasso. Non minore fu la fama delle sue policrome legature irradianti, autentiche esplosioni di forme e colori particolarmente adatte ai livres de peintre editi, in pochi preziosi esemplari sciolti, da artisti della tipografia come Tériade e Iliazd – greco il primo, russo il secondo, ma entrambi “parigini”, se qualcuno vuol proprio ostinarsi a credere nelle nazioni. Vero è che la Francia fu, nel Novecento, l’indiscussa patria del libro e della legatura d’arte: sede della



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