Il paesaggio by Michael Jakob;

Il paesaggio by Michael Jakob;

autore:Michael, Jakob; [Jakob, Michael ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Universale Paperbacks il Mulino
ISBN: 9788815366092
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2020-08-15T00:00:00+00:00


Le cose si complicano considerevolmente nel corso del XVIII secolo, quando le due forme del paesaggio, la rappresentazione pittorica e l’esperienza vissuta, cominciano a esistere l’una accanto all’altra. La poesia – sempre più intrisa di natura –, la pittura, l’arte dei giardini e l’esperienza vissuta si influenzano reciprocamente. La percezione empirica, infine possibile, della natura come paesaggio continua a suscitare interpretazioni diverse. In una conferenza memorabile del 1964, il filosofo tedesco Joachim Ritter avanzò l’ipotesi secondo la quale la crisi della metafisica, provocata dallo sviluppo delle scienze naturali moderne, avrebbe portato al recupero dell’estetica della natura intesa come paesaggio. La nuova oggettività scientifica e la rappresentazione estetica della natura sarebbero, secondo Ritter, fenomeni contemporanei. Il paesaggio esprime nell’arte, nella letteratura, ma anche in quanto esperienza vissuta, qualcosa che sfugge sia alla scienza che alla filosofia: «Ciò che la scienza non saprà mai esprimere è la presenza della natura tutta, cielo e terra, appartenenti alla vita terrestre dell’uomo in quanto spettacolo accessibile attraverso il senso della vista»[38]. Senza voler entrare nel merito della validità del dominio estetico come sostituto della metafisica detronizzata nel corso del XVII e XVIII secolo[39], importa sottolineare con Ritter il concetto della natura come totalità.

In effetti, la nuova filosofia derivata dalle scienze preparò dal Rinascimento in poi il terreno per un approccio radicalmente diverso della natura. Quest’ultima fu interpretata, seguendo una lettura apertamente antiteleologica e antiaristotelica, come una realtà divina in sé e autogeneratrice. Il platonismo (o il pitagorismo) di Galileo gli fece affermare che si potrebbe leggere il «Gran Libro» della natura basandosi unicamente sul linguaggio matematico. Questa prospettiva all’insegna dell’immanenza conferì alla natura una nuova dignità; tutto nella natura sembrò allora degno di attenzione e di osservazione. L’idea di un ordine inerente al mondo portò in fin dei conti a una concezione della natura come macchina perfetta, una macchina ordinata e autoregolatrice che esige lo studio del più piccolo dettaglio fino ai fenomeni più vasti e più complessi. Il concetto di armonia (Leibniz, Locke, Spinoza) e l’idea dell’autoregolazione, la natura intesa come un immenso orologio, un automa perfetto, portarono a una visione del mondo segnata dall’ottimismo filosofico. Il poeta Alexander Pope lo esprime con chiarezza nel suo Essay on Man: «Tutta la natura non è che arte, da te sconosciuta; / il caso non è che direzione, che tu non puoi vedere; / la discordia non è che armonia, che tu non puoi comprendere; / ogni male parziale non è che bene universale»[40]. Il postulato di una natura armoniosa, presente ugualmente nei numerosi scritti dei fisicoteologi inglesi o tedeschi, l’idea secondo la quale la natura era lo specchio più fedele di Dio, provocò in Europa un vasto movimento letterario, artistico e filosofico. L’osservazione della natura, la trascrizione e la spiegazione dei suoi miracoli divenne praticamente un obbligo morale.

A partire dalla metà del Cinquecento la natura fu al centro dell’attenzione della filosofia e delle scienze. Le teorie successive di Copernico, Bruno, Gilbert, Keplero, Galileo e Newton modificavano di volta in volta le definizioni della natura. La



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