Il rottame d'oro by Vasilij Aksënov

Il rottame d'oro by Vasilij Aksënov

autore:Vasilij Aksënov [Aksënov, Vasilij]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Classici, Athanasius
editore: Athanasius
pubblicato: 1981-03-17T23:00:00+00:00


porco diavolo, e

gelato, ci sono delle cassette apposta per la raccolta delle immondizie e del materiale d’imballaggio; e lei, signore, lavando la sua auto con la polvere detersiva Kristall dovrebbe sapere che gli scarichi chimici inquinano i fiumi, no-no, niente, lavi, lavi, ma solo non dimen… e lei, madame, la prego di scusarmi, ma queste sue scatolette, boccette, flaconcini, bicchierini, modellini di plastica, frammenti di pettinini, spilli, stagnola, tamponcini e lozioni…

— Embe’, compagno? Cosa sta mettendo insieme? — chiese la signora con stupore ma senza ostilità, e ben presto anche con interesse, agitando sullo spiazzo il secchio della spazzatura.

— … Vede, questi gusci d’uovo e i rimasugli di yoghurt e di grasso, con quei pezzettini di roba da mangiare, il cellofan dei wurstel e i pacchetti di paraffina strappati, e infine ciocchette di capelli corti chiaramente non suoi, madame…

— Cosa, cosa? — si rabbuiò la signora nel volto e nei capelli arancioni, per il fatto che in quel momento una nuvoletta cattiva si era addensata su di lei.

Era più in alto di Morkovnikov, su un mucchio di mattoni, e il vento le faceva tremolare gli immensi pantaloni mimetici, modellando a momenti le sue gambe possenti e non prive di attrattiva.

«O Prometeo, eccola, lei, Brunhilde, Neringa, la ma-dre-atamana! Ti riposerai forse, Katso, nel suo grembo dopo una lunga strada sanguinosa?» pensò Ernest.

— Io, madame, avevo solo in mente le difficoltà della concentrazione dei rifiuti personali per la successiva distruzione, — balbettò lui. — ‘La incomoda molto spingersi avanti di venti metri, fino a quei raccoglitori della spazzatura?

— Ah-ah! Chissà cosa pensavo che lei volesse, — sospirò delusa, — e invece no, vero?!

— Io, madame, sono il sesto vicepresidente del comitato dell’Unesco per i problemi del terricidio, — disse lui.

— Ah-ah, — sbadigliò e si stirò lei. — Lei è dell’ufficio d’igiene, compagno? Un accalappia-scarafaggi? — si mise a ridere e andò ai bidoni a scuotere il secchio, enorme, con un gran culo, ma in certo modo sconsiderata.

Morkovnikov la guardava da dietro e strani ricordi lo sopraffacevano: «Non dirò mai a nessuno che in quinta classe all’esame di algebra presi due. Sì, ho dei segreti, ma non mi considero un criminale. Guarda un po’, Prometeo, lei sbadiglia e si stira, e mi vengono in testa gli incanti infantili del sollevamento pesi».

Wurstel caldo notturno (seconda lettera a Prometeo)

Sì, alcuni anni fa, in una notte fra il martedì e il mercoledì, mangiavo un wurstel bollente in Karntnstrafie, a cento metri dall’entrata destra della Cattedrale di Santo Stefano.

Mangiavo senza che ci fossero dei motivi particolari, solo perché volevo mangiare, e spalmavo di mostarda dolce il mio wurstel, e agli scherzi tedeschi delle ragazze di notte, riunite lì vicinò al chiosco, io, lo giuro su Artemide, non rispondevo.

E tu, Prometeo, allora mi passasti accanto in bicicletta e mi guardasti a lungo con i tuoi occhi neri, ma io feci finta di non accorgermi di te, anima cara. Lo sapevo che ti nascondevi e ti facevi passare per uruguaiano e che la bicicletta l’avevi presa a nolo al luna-park, ma non ti chiamai e non ti offrii aiuto.



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