Il segreto del talento by Adam Gopnik

Il segreto del talento by Adam Gopnik

autore:Adam Gopnik [Gopnik, Adam]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Guanda
pubblicato: 2024-08-31T22:00:00+00:00


Arrivò infine il giorno della prova pratica e guidai io per tutta la strada fino a Bronxville, con Arturo accanto, per andare a prendere Luke. Gli esami si tenevano in un sobborgo residenziale non lontano da lì.

Luke mi privò subito di qualsiasi prospettiva di complicità fra padre e figlio uniti dall’ansia stradale. «Almeno dopo aver preso la patente non dovrò più tornarci, qui» disse. Nella sua mente non c’era alcun dubbio che avrebbe passato l’esame.

Fui io il primo a sostenere la prova. L’esaminatrice salì in auto accanto a me. Era una donnina afro-americana che affondava nel sedile, arrivando a stento al parabrezza. Mi disse laconica di partire e fare una svolta a sinistra. Eseguii.

«Perché è così nervoso?» mi chiese con impazienza. «Cosa la rende nervoso?»

Mi sentii sprofondare. Era così evidente? Cominciavamo malissimo.

«La situazione» risposi con la bocca secca.

«Quale situazione? Al semaforo svolti a sinistra.»

«La situazione di sostenere un esame» dissi.

Stranamente, questo sembrò farle piacere. «Ho capito» disse. E poi: «Come fa a non avere la patente? Com’è possibile che non l’abbia mai presa? Dove è cresciuto?»

Mentre conducevo l’auto a quella che speravo fosse la giusta andatura, le raccontai tutta la storia. Mi fece parcheggiare e fare l’inversione a tre tempi. Poi mi disse di accostare.

«Cos’ha intenzione di fare con la patente?» volle sapere.

Io risposi con un sorriso fiacco. «Portare i miei figli al mare» dissi infine.

«Quale mare? Non andrà mica agli Hamptons, per caso?» Lo disse in un tono di sdegno divertito: pensava di aver capito tutto di me.

«No» dissi io. «Cape Cod.»

«Cape Cod! A me piace Martha’s Vineyard.»

«Perché?» le chiesi. Avevo intuito che voleva sentirselo chiedere.

«Perché?» rispose. «Mi ricorda i posti del Sud.»

«Sì, è vero» dissi in tono saccente. «C’è una somiglianza nella vegetazione…»

«Quando mai lei è stato al Sud?»

Feci un altro sorriso fiacco. Mi chiese che cosa facevo nella vita. Le dissi che scrivevo.

«Io potrei scrivere un libro» disse lei.

«Su cosa?»

«Su questo!» Era evidente, no? «Quello che fa la gente all’esame di guida.»

«Allora mi racconti una storia che starebbe bene in un libro» dissi. Avevo l’impressione che volesse un po’ di resistenza, una dimostrazione di coraggio da parte dell’allievo.

«Ce n’è un milione» disse lei, cominciando a digitare sul computer palmare che aveva con sé. Dopo un po’ mi chiese di nuovo: «Cos’ha intenzione di fare con questa patente?»

Ebbi un tuffo al cuore nel rendermi conto che mi stava promuovendo. Avevo quasi in mano la patente! Ma la sua perplessità era autentica. Il tono era quello di una burocrate che si senta chiedere un certificato di matrimonio per il paziente di un hospice; può fornire il documento, ma in fondo non ne vede l’utilità.

«Ho intenzione di tornare a casa in macchina» dissi infine.

Lei sbuffò. Nel suo modo di fare conversazione c’era un bizzarro miscuglio di ostilità e buonumore, con implicazioni politiche inerenti a classe, razza e genere sufficienti ad alimentare diversi seminari della facoltà umanistica di Luke. Mi aveva preso le misure nei primi dieci secondi: non un fenomeno al volante, ma desideroso di fare bene; responsabile, anche se un po’ ridicolo; non rappresenta un pericolo stradale per la brava gente dello stato di New York.



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