Il Tardoantico. Il Dio unico e i molti sovrani (2015) by Rene Pfeilschifter
autore:Rene Pfeilschifter [Pfeilschifter, Rene]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
Poco dopo Prisco osservò Attila durante gli affari quotidiani:
Io mi trovavo tra tutte le altre persone, la massa divenne agitata e mormorava. Si levarono delle grida quando apparve Attila. Egli uscí dalla casa, si guardò intorno e avanzò con fare esibizionista. Alla fine rimase in piedi davanti alla casa con Onegesio. Molti andarono al suo cospetto, presentarono le proprie controversie e accolsero la sua decisione. Quindi si ritirò in casa e ricevette gli invitati dei popoli barbari4.
Ciò che Prisco non sapeva era che i capi della legazione pianificavano un attentato ad Attila insieme a traditori unni. L’intenzione venne ben presto scoperta e non comportò alcuna conseguenza per i Romani. In generale Attila si mostrò paziente (strano per un barbaro) anche dopo le sue grandi vittorie, in considerazione della sempre scarsa arrendevolezza di Costantinopoli. Spesso si limitava a minacce e scherno. Infatti, Attila aveva bisogno di un minimo di cooperazione da parte dei Romani.
La forza di Attila non fu mai organizzata come sovranità territoriale. Già solo per questo non si può parlare di un grande regno degli Unni dagli Urali fino al Reno. Egli governava una lega di persone, non era interessato all’annessione dei territori dell’Impero. Quest’ultimo era piuttosto la vittima, della quale si volevano nutrire i leoni unni, o meglio, poiché la vittima non poteva mai essere eviscerata, l’animale ospite con il quale gli Unni volevano convivere in simbiosi parassitaria. Invasioni e saccheggi aumentarono il prestigio del capo unno e, contemporaneamente, obbligarono l’imperatore, nei casi migliori, a concedere pagamenti e regali, che a loro volta aumentavano il prestigio del capo. In questo modo capi particolarmente vincenti, come Rua e Attila, ottennero l’egemonia sugli Unni. Senza l’Impero il regno di Attila non poteva esistere, il flusso dei tributi e dei regali non poteva interrompersi, altrimenti i gruppi insoddisfatti si sarebbero staccati dal magister militum chiaramente incapace e avrebbero tentato la sorte di propria iniziativa. Pertanto, Attila si trovava continuamente sotto pressione; in caso di successi rafforzava la propria coalizione militare e cresceva, cosa che certamente creava nuova pressione per ulteriori successi e bottini. Cosí gli Unni restavano in uno stato di aggressione continua: una pace durevole tra loro e i Romani non si poteva ottenere.
Tuttavia, un accomodamento duraturo non fu impossibile. Attila non aveva affatto intenzione di annientare l’Impero e le sue aggressioni furono mitigate dal fatto che erano dirette a turno verso l’Occidente e verso l’Oriente. Non a caso gli Unni si erano concentrati nella grande pianura ungherese, da cui entrambe le parti dell’Impero erano ben raggiungibili. Questo significava anche che la parte di Impero non attaccata in quel momento aveva un po’ di tranquillità. Cosí, l’emergenza unna era complessivamente sopportabile, nonostante tutti i saccheggiamenti, e ciò faceva sí che i Romani si adattassero alla situazione, invece di mobilitare tutte le loro risorse e di cercare la decisione. Si andò avanti cosí fino a quando Attila sopravvalutò la tolleranza dell’Occidente, che si stava lentamente spegnendo, e ciò lo mise in pericolo di vita. Contro di lui i Romani si difesero ancora una volta con tutto il coraggio della disperazione.
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