Il terzo sesso by Ines Testoni

Il terzo sesso by Ines Testoni

autore:Ines Testoni
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2023-06-22T00:00:00+00:00


12. Guerra come sistema di genere

1. Mistica della maschilità e guerra

Il maschilismo egemone per le donne significa oppressione e marginalizzazione mentre per gli uomini è sinonimo di fatica, continua tensione e vita più breve. Nel rispetto di un dettato naturale, essi, sembrano infatti educati dalle generazioni precedenti, quindi più vicine a tempi di guerra infami, a dover adottare stili relazionali autoritari che richiedono l’imposizione della propria volontà e un impegno costante nell’agone per la supremazia. Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare perché la legge del più forte definisce chi è più grande e può ergersi per importanza sugli altri. Questo è il modo in cui le teorie evoluzioniste spiegano il comportamento tanto animale quanto umano, senza rendere sempre manifesto, però, che questa è solo una delle narrazioni che spiegano le relazioni intra e interspecifiche.

I nostalgici della tradizione si appellano spesso a un passato drammaticamente in declino, descrivendo il presente come un periodo di crisi, rispetto al quale sarebbe meglio riassettare gli schemi comportamentali individuali e sociali secondo i sani modelli invalsi per secoli. E i ruoli di genere vengono spesso presi per esempio come modelli a cui rifarsi guardando al passato. Sono inclusi in queste prospettive i promotori di quella che il sociologo Michael Kimmel ha definito masculine mistique, traducibile con «mistica della maschilità o della virilità». Lo studioso, tra gli esperti più stimati nell’ambito dei men’s studies, ha coniato questo termine nel volume Manhood in America. A Cultural History,1 prendendo come punto di riferimento Betty Friedan e la fiammata di consciousness raising che la sua opera fu in grado di accendere nelle donne non solo americane. Tra gli anni sessanta e settanta, autocoscienza femminista, black feminism, black pride, gay pride e movimenti pacifisti lavorarono infatti all’unisono per abbattere regole consuetudinarie fino ad allora spacciate per leggi giuste e immutabili, mettendo fortemente in discussione il modello del self-made man e della self-made masculinity, ma anche e il principio dello ius sanguinis per cui gli uomini wasp – acronimo dell’espressione White Anglo-Saxon Protestant, discendenti dei primi immigrati anglosassoni nel New England – venivano eletti quali rappresentanti della cultura egemone e della gestione del potere politico-economico. Le voci di Joan Baez e Bob Dylan in quegli anni erano le colonne sonore dei movimenti contro la guerra in Vietnam, presa a simbolo di ogni conflitto possibile, delle prime rivendicazioni di persone omosessuali, delle manifestazioni in piazza delle donne per il diritto al divorzio, all’aborto e al lavoro, quelle degli studenti per il diritto allo studio. Le loro canzoni insieme all’azione di una generazione scioccata dalla scoperta degli orrori di Auschwitz ha fatto eclissare l’aura di fascinazione che fino a quel momento era stata costruita intorno all’uomo tutto d’un pezzo, il quale né si piega né si spezza e non deve chiedere mai perché prende come e quando vuole ciò che decide. La devozione a questa figura mitologica della maschilità aveva prodotto – continua Kimmel – generazioni di uomini frustrati e stressati, sempre scontenti dei propri risultati, avviliti, disillusi e stanchi.



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