In alto l'Aspidistra by George Orwell

In alto l'Aspidistra by George Orwell

autore:George Orwell [Orwell, George]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2022-01-14T12:00:00+00:00


VII

Pennacchi di fumo fluttuavano su dai camini contro un cielo rosa fumé.

Alle otto e dieci, Gordon salì sul 27. Le strade erano ancora avvolte nella sonnolenza domenicale. Le bottiglie di latte stavano sulle soglie in attesa di essere portate dentro, come tante piccole sentinelle bianche. Gordon aveva in tasca quattordici scellini – tredici e nove, in realtà, il biglietto dell’autobus costava tre penny. Nove scellini li aveva stornati dal salario – le conseguenze per il resto della settimana le sapeva Dio! – e cinque glieli aveva prestati Julia.

Era andato a trovarla giovedì sera. La sua camera a Earl’s Court, pur restando un misero secondo piano sul retro, non era una stanza qualsiasi come quella di Gordon. Era una camera da letto con angolo salone, con l’accento sul salone. Julia sarebbe morta di fame piuttosto che adattarsi alla miseria in cui viveva suo fratello. In effetti ogni minimo elemento della sua mobilia, collezionato negli anni, corrispondeva a un periodo pressoché di fame vera. C’era un divano letto che poteva tranquillamente passare per sofà, con un tavolino in quercia effetto patinato, due sedie in legno duro “anticate” e, di fronte alla stufa a gas, una poltrona foderata in chintz con poggiapiedi ornamentale – Drage’s, tredici rate mensili; senza contare le varie mensole stracariche di foto incorniciate di papà mamma e Gordon, di zia Angela, nonché un portacalendari in legno di betulla – regalo di Natale chissà di chi – con NULLA È ETERNO inciso sopra. Gordon si deprimeva orrendamente ogni volta che vedeva Julia. Si rimproverava sempre di non andarla a trovare più spesso; ma in pratica le si avvicinava solo se doveva chiederle soldi “in prestito”.

Dopo aver bussato tre volte – tre volte per il secondo piano – venne lasciato entrare e Julia lo portò su in camera, dove si inginocchiò davanti alla stufa a gas.

«Riaccendo il fuoco» disse. «Un tè lo gradisci, vero?»

Aveva detto «riaccendo» notò Gordon. In camera faceva un freddo infame – non l’aveva ancora acceso, quella sera. Julia stava sempre a “risparmiare il gas” quando era sola. Mentre era inginocchiata, lui le guardò la schiena lunga e sottile. Quanto le erano diventati grigi, i capelli! A ciocche intere. Un altro po’ e sarebbero stati “capelli grigi” tout court.

«Il tè ti piace forte, vero?» disse Julia in un soffio, chinandosi sulla scatoletta di metallo con movimenti teneri da oca.

Gordon lo bevve in piedi, gli occhi sul portacalendari di betulla. Basta! Chiediglielo! Ma quasi non ne aveva il cuore. La meschinità di quello scrocco odioso! A quanto ammontavano, i soldi che le aveva preso “in prestito” in tanti anni?

«Scusa, Julia, mi dispiace da morire – odio chiedertelo; però senti...»

«Sì, Gordon?» disse lei piano. Sapeva cosa la aspettava.

«Senti, Julia. Mi dispiace da morire, ma non avresti cinque scellini da prestarmi?»

«Ma sì, Gordon, penso di sì.»

Pescò, nascosta in fondo al cassetto della biancheria, una borsetta in pelle nera. Gordon sapeva a cosa pensava sua sorella. Voleva dire meno regali di Natale. Era il grande evento della sua vita, ormai – fare



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