La fatica di diventare grandi by Marco Aime & Gustavo Pietropolli Charmet

La fatica di diventare grandi by Marco Aime & Gustavo Pietropolli Charmet

autore:Marco Aime & Gustavo Pietropolli Charmet [Aime, Marco & Charmet, Gustavo Pietropolli]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Nelle società tradizionali l’aspetto cerimoniale dei riti di passaggio veniva sottolineato e consacrato dalla presenza di specialisti, adulti, che presiedevano all’evento. Evento che peraltro si svolgeva di fronte a tutta la comunità. In questo modo erano gli adulti a farsi carico della nuova collocazione dei giovani e di accompagnarli nel delicato cambiamento. Nella nostra società, invece, il giovane affronta il passaggio sempre piú da solo, senza il conforto di cerimonie che attestino, agli occhi di tutta la società, il suo ingresso nella comunità adulta. Questo dato significa che la società adulta non sembra piú manifestare né la volontà né la capacità di svolgere quel ruolo di controllo e di officiante che serve a rendere sociale, e cioè condiviso da tutta la comunità, un fatto. La maggiore commistione generazionale, come abbiamo visto, indebolisce i ruoli e le gerarchie.

Se, per la maggior parte degli studiosi che lo hanno preceduto, i riti di passaggio avevano come finalità l’aggregazione di coetanei o in qualche modo di individui considerati pari, Pierre Bourdieu, al contrario, sostiene che il rito ha soprattutto la funzione di separare gli attori dal resto della società, chi lo ha subito da chi non lo ha subito, rendendo in qualche modo «speciale» chi vi partecipa. In questo modo, i riti svolgono una duplice funzione: da un lato separano il gruppo di iniziandi, dall’altro gli conferiscono nuove qualità. Questo può avvenire solo se c’è un potere che custodisce la «soglia» e impedisce di valicarla a chiunque non sia stato nominato. In sintesi, dal concetto di rito di istituzione formulato da Bourdieu emerge la necessità della legittimazione. Il rito non può essere autoamministrato, ma richiede un’autorità superiore che non vi si manifesta: Chiesa, Stato o rappresentante laico del potere6.

I riti di passaggio richiedono pertanto una struttura solida, definita e poco negoziabile. Si fondano su punti cardinali ben chiari e condivisi, e hanno il compito di rappresentarli e ribadirli, trasformandoli, secondo la definizione di Victor Turner, in «dramma sociale»7.

Secondo lui, la fase preliminare del dramma sociale si fonda sul senso di «rottura» (di relazioni, di interazioni); a questo segue la «crisi» dove tutto è indeterminato, limen, soglia, zona di confine, di attraversamento. Infine, c’è la fase «postliminare» che può indirizzarsi verso una nuova «aggregazione» o verso una «rottura».

Alla liminalità Turner accosta il concetto di antistruttura. Secondo lui, infatti, le relazioni sociali umane sarebbero caratterizzate da due modelli principali, che si affiancano e si alternano:

Il primo è quello della società come sistema strutturato, differenziato e spesso gerarchico di posizioni politico-giuridico-economiche, con molti tipi di valutazioni, che separano gli uomini in termini di «piú» o di «meno». Il secondo, che emerge in modo riconoscibile nel periodo liminale, è quello della società come communitas non strutturata o rudimentalmente strutturata e relativamente indifferenziata di individui uguali8.



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