La maschera dei classici by Alessandro Pizzorno Gian Primo Cella

La maschera dei classici by Alessandro Pizzorno Gian Primo Cella

autore:Alessandro Pizzorno, Gian Primo Cella
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biblioteca Universale Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2023-04-15T00:00:00+00:00


2. Cosa intendiamo oggi per uguaglianza?

Prima, però, di riprendere il mio discorso sull’interpretazione delle nozioni tocquevilliane, credo sia utile introdurre qualche precisazione terminologica che non riguarda il linguaggio di Tocqueville, ma il nostro, che usiamo analizzare fenomeni affini a quelli cui si riferiva il nostro autore parlando di «uguaglianza». Ho detto «affini»: ma già mi sembra che finirò per concludere che è solo apparente questa affinità di termini tra noi e Tocqueville; il quale si stava occupando, usando quei nomi, di qualcosa di diverso (e, probabilmente, di più interessante) di quello che un lettore di oggi possa a prima vista, di fronte a quei termini, farsi venire in mente. Ma per procedere in questa direzione occorre che prima emergano alcune distinzioni che ora dirò.

Anzitutto richiamando distinzioni, e corrispondenti informazioni statistiche, che, se usuali per chi si interessa di questi problemi oggi, erano ignorate al tempo di Tocqueville; mentre per noi colorano la natura degli interrogativi che sorgono quando ci troviamo di fronte all’uso di quelle nozioni.

Allora cerco di precisare. Quando si parla di uguaglianza di condizioni oggi si intende generalmente uguaglianza di condizioni economiche (di reddito o di ricchezza, o, in genere, precisandone i criteri, di benessere). Per mobilità sociale, si intende o mobilità verticale – cioè, l’ascesa di un individuo o di una famiglia da posizioni socioprofessionali basse a posizioni più alte – le une e le altre misurate secondo indicatori comparabili; o mobilità orizzontale – cioè, i passaggi di un individuo da una professione all’altra o da un luogo di lavoro all’altro. Per uguaglianza di opportunità, poi, c’è chi intende la realizzazione di situazioni di uguaglianza fra le persone al momento di iniziare la loro carriera lavorativa.

Questa nozione, però, è usata essenzialmente a fini ideologici. Si assume (non mi è chiaro quando e chi avesse mai creduto possibile assumerlo – ma certo gli ideologi liberali facevano finta di crederlo) che i membri di una società vengano messi tutti in condizioni di uguaglianza al momento (che so, a 15 o 20 anni) di entrare in gara per una carriera o per una qualunque vita lavorativa; si assumono, quindi, come equivalenti per tutti le risorse delle famiglie nelle quali gli individui in questione sono vissuti fino al momento della partenza; e si conclude che così si realizza l’uguaglianza di opportunità, poiché è stato solo per doti naturali – intelligenza, forza di volontà, merito: si parlava, infatti di società meritocratica – che qualcuno è riuscito ad avanzare di più degli altri (in termini di grado di carriera, di ricchezza acquisita, di prestigio riconosciuto, e simili). Era l’ideologia del liberalismo. Ma bastava considerare come, per realizzare questo tipo di uguaglianza, occorresse sottrarre i bambini alle influenze (e alle risorse) delle loro famiglie dal momento della nascita in poi, per accorgersi che fra uguaglianza di condizioni e uguaglianza di opportunità non può esserci differenza, perché l’uguaglianza degli individui al momento di iniziare il loro percorso occupazionale implica che già sia stata realizzata la previa ugualizzazione delle famiglie.

Oppure si considerava che una misura della



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